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Arte in città
18 Settembre 2025 - 18:50
L'Autoritratto del 1588
La particolarità della mostra che si è inaugurata oggi a Palazzo Madama non è solo quella di riunire in un’unica rassegna arte contemporanea e arte rinascimentale, di mettere in dialogo un maestro del Novecento con un pittore del Cinquecento, evidenziando come il linguaggio informale del primo sia stato così fortemente influenzato dalla figurazione del secondo. Ma ciò che non mancherà di renderla particolarmente attrattiva è anche il fatto di poter ammirare un prestito eccezionale proveniente dal Louvre: l’Autoritratto di Tintoretto del 1588, uno dei dieci capolavori più importanti del museo parigino e della storia dell’arte in generale.
Per Manet “il più bel quadro del mondo”. Con il fondo scuro, l’abito nero e lo sguardo penetrante, l’immagine del pittore veneziano Jacopo Robusti, detto Tintoretto, raffigurata in un olio su tela di 63x52 centimetri, apre il percorso espositivo della mostra “Vedova Tintoretto in dialogo”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Emilio e Bianca Vedova e visibile fino al 12 gennaio.
Una mostra “scientifica”, quella che il direttore di Palazzo Madama, Giovanni Carlo Federico Villa, ha voluto dedicare a Vittorio Viale (direttore dei Musei Civici di Torino dal 1930 al 1965) e che testimonia il fortissimo legame di Emilio Vedova con Jacopo Robusti. “Tintoretto è stato una mia identificazione” scriveva l’artista, veneziano anch’egli, come Tintoretto.
«Ci siamo interrogati sul perché Vedova scelse proprio Tintoretto - afferma Gabriella Belli, co-curatrice della rassegna insieme col direttore Villa -. In questa mostra non ci sono intuizioni né invenzioni curatoriali, ma solo documenti. È una mostra scientifica».
In esposizione nell’Aula del Senato al primo piano del museo una cinquantina di capolavori tra tele di Vedova e opere di Tintoretto. Opere frutto di prestiti da prestigiose istituzioni. Oltre al Louvre, le Gallerie dell’Accademia di Venezia da cui provengono le ancone dei Camerlenghi, le Gallerie Estensi di Modena, custodi del celeberrimo ciclo delle Metamorfosi, mentre gli Uffizi sono i prestatori di “Leda e il cigno”.
Di Vedova si racconta, invece, la storia artistica a partire dagli anni Trenta. Dai disegni giovanili, passando per le tele degli anni Quaranta e Cinquanta ispirate alle opere di Tintoretto, fino a quella “vertigine di bianco e nero”, così la definisce la Belli, di “…in continuum”, la grande installazione fatta di più di cento tele assemblate.
La presentazione della mostra è stata anche l’occasione per la presentazione ufficiale del nuovo segretario generale della Fondazione Torino Musei, Marco Minoia.
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