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All'opera

“Francesca da Rimini” al Teatro Regio dopo 111 anni

Iniziate sul palco di piazza Castello le prove della tragedia in quattro atti su libretto di Gabriele D’Annunzio. Debutterà il 10 ottobre

Francesca da Rimini

L'immagine guida

Dopo “La Juive” (2023) e “Manon, Manon, Manon” (2024), questa volta tocca a “Francesca da Rimini” di Riccardo Zandonai. Ancora una volta un titolo «un po’ originale», come lo definisce Mathieu Jouvin, per l’apertura della stagione d’opera e di balletto del Teatro Regio di Torino. Una scelta, spiega il sovrintendente, «dovuta non solo al gusto per le opere meno rappresentate, com’è stato per quella di Fromental Halévy e per la trilogia di Massenet, Puccini e Auber, ma al fatto che quest’opera è fortemente legata alla storia del teatro». Perché proprio al Regio “Francesca da Rimini” ebbe la sua prima rappresentazione mondiale il 19 febbraio 1914, prima della chiusura per la prima guerra mondiale. «E perché di questo teatro chiuse un periodo d’oro». Il periodo della collaborazione di Toscanini con l’Orchestra del Regio, delle prime di “Manon Lescaut” e “La bohème” di Puccini e della prima italiana di “Salome” diretta da Richard Strauss.

Sono iniziate le prove sul palco di piazza Castello della tragedia in quattro atti su libretto di Gabriele D’Annunzio con la riduzione di Tito Ricordi che debutterà il 10 ottobre prossimo (ore 19) nel nuovo allestimento firmato da Andrea Bernard (in replica fino al 23 ottobre; l’anteprima giovani è il 9 ottobre alle 20). Sul podio a dirigere l’Orchestra e il Coro del Regio salirà Andrea Battistoni, con il Coro istruito da Ulisse Trabacchin.

«E guardando le prove - assicura il direttore artistico Cristiano Sandri – la previsione è che lo spettacolo dovrebbe dare molta soddisfazione a noi e al pubblico». Saranno il tenore Roberto Alagna, il soprano Barno Ismatullaeva e il baritono George Gagnidze, tre grandissimi interpreti, affiancati da un cast sempre di alto profilo, a dare vita alla storia di Paolo e Francesca narrata da Dante Alighieri nel V canto dell’Inferno e da cui prese spunto la tragedia omonima di D’Annunzio.

Una storia di passione e di violenza, che il regista Bernard ha ambientato nel secondo Ottocento perché, spiega, «rappresentativo di un’epoca di rivoluzioni ma con le monarchie e gli imperi ancora presenti» e dove la figura di Francesca emerge «non come una vittima, ma come una donna forte che pur nella disperazione sa dove vuole andare». Un’opera italiana ma con uno sguardo europeo. «Proprio come il nostro teatro - è ancora Jouvin -. Noi vogliamo essere un teatro italiano, torinese e allo stesso tempo che punta sull’Europa». E aggiunge: «Vogliamo dare un messaggio sull’identità di questo teatro e anche sulla sua capacità produttiva» perché «non si programma mai un’opera per caso, è un percorso culturale quello che proponiamo in questo inizio».

Ancora una volta sarà Intesa Sanpaolo partner della produzione inaugurale.

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