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IL FILM DEL MOMENTO

Parla Barbara Ronchi: «Così sono diventata la madre del “Rapito”»

L'attrice, martedì a Torino ospite all'Ambrosio e al Cinema Massimo, racconta la sua esperienza sul set con Bellocchio

Parla Barbara Ronchi:  «Così sono diventata la madre del “Rapito”»

Barbara Ronchi interpreta la mamma del "Rapito", film nelle sale di Marco Bellocchio

Martedì 30 maggio a Torino in programma tre appuntamenti con Marco Bellocchio, in città per incontrare il pubblico del suo film “Rapito”: insieme a lui, all’Ambrosio per gli spettacoli delle 18,30 e delle 21,15 e al Massimo per quello delle 20,30, ci saranno Fausto Russo Alesi, che nel film interpreta il padre del piccolo Edgardo Mortara, vittima del rapimento da parte delle autorità ecclesiastiche nella Bologna di metà ’800, e Barbara Ronchi, che nel film è la madre.
Barbara, come avete lavorato su questo ruolo?
«Io e Fausto abbiamo avuto bisogno di una lunga preparazione per interpretare due genitori ebrei, non essendolo. Abbiamo avuto un coach di ebraico per imparare le preghiere e le attività quotidiane di una famiglia. Il personaggio mi ha da subito colpito: una donna a cui tolgono la cosa più importante, suo figlio, ma mantiene la dignità della fede. Le hanno tolto tutto, ma quello no».
Conosceva già la storia della famiglia Mortara?
«No, quando ho iniziato a documentarmi ho visto l’unica sua immagine, ormai famosa: è la foto di una donna anziana, seduta al centro insieme ai due figli. Uno, Edgardo, vestito da prete e l’altro in borghese: dalla sua postura mi ha dato subito l’idea di una donna spezzata in due».
Era già stata una madre per Bellocchio nel film “Fai bei sogni”.
«Un film, tra l’altro, tutto girato a Torino. Là ero la mamma del protagonista, che ai suoi occhi è sempre giovane essendo morta presto: lui se la immaginava sempre luminosa, bella, divertente, non si rassegnava all’idea che avesse pensieri di morte. In “Rapito” invece è una madre terrena, che vive il dramma sulle sue spalle. Ho dovuto fare un grosso sforzo per non sovrapporre il viso di mio figlio a quello di Edgardo, sarebbe stato troppo doloroso».
Prima di Cannes ha vinto un David per il film “Settembre”.
«Quel film sarà per sempre nel mio cuore! Era un’opera prima in cui ci siamo stretti tutti quanti intorno a una giovane regista che sbocciava, Giulia Steigerwalt. Aver vinto insieme a lei è stata poi una gioia incredibile: abbiamo fatto due settimane di festeggiamenti insieme a tutto il cast e alla troupe».
Il cinema italiano ha finalmente scoperto il suo talento, come ci si regola ora?
«Ho recitato in tante opere prime che mi hanno formata e mi hanno fatta crescere anche per quanto riguarda la mia visione autoriale, è stata una palestra ottima e continuerò a farne. Prossimamente sarò sullo schermo in due film: “10 minuti” di Maria Sole Tognazzi e “Non riattaccare” di Manfredi Lucibello».

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