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IL 22 AGOSTO 1642 INIZIA LA GUERRA CIVILE CHE PORTÒ IL SOVRANO AL PATIBOLO

La Rivoluzione inglese: Carlo I
sfida il parlamento e poi muore

La Rivoluzione inglese: Carlo I sfida il parlamento e poi muore

n Quella della politica che se ne va in vacanza ad agosto è una “tradizione” moderna, se così possiamo chiamarla. Di certo, una consuetudine cara al Belpaese. Ma nella Perfida Albione, ad agosto si lavora. E questo valeva soprattutto nel Seicento, quando le vacanze non erano ancora state inventate e ad agosto il re era solito lavorare come tutti. Certo, nell’agosto 1642 re Carlo I avrebbe preferito le vacanze, in qualunque altro paese. Perché il clima in Inghilterra cominciava a farsi caldo (e non c’era ancora l’isteria del global warming). La situazione con il parlamento iniziava a farsi tesa. Tesissima.

Il 22 agosto 1642 il re accusò di tradimento il parlamento. In tutta risposta, iniziò la guerra civile inglese, che contrappose il re Carlo I e i sostenitori del potere monarchico contro il Parlamento e i sostenitori del potere parlamentare. Carlo era un appassionato di arte e seriamente un grande vanesio. Si credeva un grande sovrano, un re da pizzo e merletti come nella consuetudine della sua epoca. Il parlamento chiedeva maggiori libertà. Il re guardava alla monarchia assoluta di stampo francese e tentò di rafforzare il potere monarchico e finanziare le sue azioni attraverso prelievi fiscali senza il consenso del Parlamento. L’ossessione per il controllo del denaro è qualcosa di molto, molto british.

Non sorprende che fu all’origine della guerra civile. Questa politica suscitò malcontento tra la nobiltà e la borghesia, che vedevano minacciati i propri interessi. Inoltre, le divisioni religiose tra il re anglicano e i puritani, che aspiravano a una riforma religiosa più radicale, contribuirono ad alimentare le tensioni. Il conflitto si trasformò in una battaglia sia politica che religiosa. Il re non si aspettava certamente di finire come finì: con la testa spiccata da un colpo d’accetta, per mano di un boia autorizzato dal parlamento.

Primo re a venire decapitato, che aprì la strada a quel poveraccio di Luigi XVI, oltre che alle esecuzioni sommarie di Massimiliano I del Messico e di Nicola II di Russia. Mentre il popolo inzuppava i propri fazzoletti nel sangue del re, credendolo detentore di poteri taumaturgici, sulla scena si palesava la figura torva di Oliver Cromwell, rivoluzionario ante litteram impregnato di delirante fanatismo puritano.

Un dittatore del Seicento. Un dittatore spietato, che carezzò il sogno di diventare egli stesso re. Perché i re è difficile detronizzarli, hanno il loro fascino che è sempre più grande di quello di qualsiasi dittatura. E infatti la rivoluzione inglese non sopravvisse al fosco Cromwell: una volta morto lui e cacciato il suo inetto figlio, al potere tornò un altro Carlo. Carlo II, figlio del Carlo che c’era prima. Lui alla testa ci teneva, e la monarchia in Inghilterra restò al suo posto. Tant’è che oggi è ancora l’istituzione per eccellenza del Regno Unito, e che al trono – a Londra – siede un re. Tanto per cambiare, un altro Carlo.

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