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La prima tournée italiana

Quando i Beatles arrivarono in città ma non scesero neppure dal treno

Sui giornali dell'epoca, nomi sbagliati e insulti alle ammiratrici "poco intelligenti"

Quando i Beatles arrivarono in città ma non scesero neppure dal treno

Il tempo di una canzone, forse poco meno. Il primo atto d'amore dei Beatles con l'Italia, tutto sommato, tanto d'amore non sembra essere. E dura tre minuti appunto. Il treno che arriva in città, ma i quattro "scarafaggi" o "urlatori" come li chiamano i giornalisti non scendono neppure. In realtà, a poca distanza, alla fine della linea ferroviaria si temeva già il delirio, tanto da aver deviato il treno su un binario secondario, all'ingresso in stazione, per evitare l'assalto dei fans.

Era il 23 giugno del 1965. Quattro giovani cantanti di Liverpool arrivano in Italia per la loro prima - e unica - tournée nel nostro Paese. La prima tappa è Torino, ma dura tre minuti, appunto. Senza scendere dal treno, senza una folla impazzita.

Succede che i quattro non ancora baronetti stavano arrivando da Lione ed erano diretti a Milano per il concerto al Vigorelli. Il treno era in ritardo e si era fermato per tre minuti alla stazione di Porta Nuova. Non c'era Internet, all'epoca, ed è questo forse il motivo per cui nessuna torma di ammiratrici urlanti si precipitò in stazione, nella speranza di cogliere una foto, un sorriso o che altro da parte di John, Paul, George e Ringo. I giornalisti, invece, loro sì che c'erano. Infatti è curioso vedere l'espressione dei quattro, seduti comodamente sui loro sedili, sorridere a quel fotografo che li riprende e si butta dal treno in tempo per non arrivare a Milano. Dove, invece, c'era il delirio.

Sulla stampa cittadina il grande evento è tracciato con un mix di stupore e superiorità: in un articolo firmato da Daniele Heymann per Express-Opera Mundi e concesso ai giornali italiani, vengono messe in fila una serie di considerazioni e di sciocchezze sesquipedali. "Scrivono canzoni senza conoscere le note" viene detto: e chi scriveva gli articoli non conosceva George Harrison, evidentemente. E ancora: i loro guadagni fruttano all'erario inglese la stessa cifra dell'esportazione di whisky.

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Ma i commentatori dell'epoca devono affettare superiorità morale e intellettuale, evidentemente. Citando un sociologo, ecco come l'articolo definisce la fan tipica dei Beatles: «Ha da 13 a 16 anni, è di estrazione modesta, di razza bianca, di una intelligenza leggermente inferiore alla media, pesa da 48 a 63 chili e possiede una radio a transistors per l'ascolto personale». A differenza dei colti giornalisti, però, le giovanette di mezzo mondo non avrebbero mai sbagliato a scrivere il nome di uno dei quattro. Tanto per dire, nel colto e irrisorio articolo, , Paul McCartney diventa Paul McCarthy.

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