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TEATRO CARIGNANO

Dopo “Il gabbiano” arriva “Zio Vanja”

Martedì torna la grande prosa per la direzione di Leonardo Lidi

Dopo “Il gabbiano” arriva “Zio Vanja”

Un’immagine di scena dello “Zio Vanja”

Una parete di legno di betulla è lo spazio scenico su cui si alzerà martedì 21 novembre il sipario del Teatro Carignano per raccontare quel dramma dell’apatia, della noia, del rimpianto, dell’inerzia, della rassegnazione e dell’incapacità di vivere che Cechov scrisse nell’autunno del 1896 e che titolò “Djadja Vanja”. È lo “Zio Vanja” di Anton Cechov diretto da Leonardo Lidi (in replica fino a domenica 26 novembre), seconda tappa della trilogia, inaugurata lo scorso anno con “Il gabbiano” (si concluderà nel 2024 con “Il giardino dei ciliegi”), che il regista piacentino dedica al compositore russo.


Sul palco del Carignano, addossata alla parete di legno, ci sarà una panca su cui siederanno gli attori, tutti in fila, quasi immobilizzati in uno spazio limitato, tutti vestiti come negli anni Settanta, le donne con voluminose e pesanti capigliature, a significare il senso di peso e di oppressione. Sono il professore Serebrjakov, la moglie Elena Andreevna, Sonja, figlia di primo letto del professore, la balia Marina, il dottore Astrov, il proprietario terriero Telegin, lo zio Vanja e la madre di Vanja Marija. Ospiti nella tenuta di campagna di Vanja, questi personaggi conducono qui le loro vite “ininfluenti”. È proprio l’ “ininfluenza” il tema che Lidi, artista associato e vicedirettore della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, vuol fare emergere nel capolavoro di Cechov.

L’ininfluenza dell’arte e della cultura nella società, l’ ininfluenza nell’ essere protagonisti all’interno della stessa. Ma lo Zio Vanja riletto da Lidi ha anche un’ anima ecologista e ad esprimerla è il medico Astrov: «Voi stupidamente distruggete i boschi e fra poco la terra sarà deserta». «La seconda tappa del Progetto Cechov abbandona il gioco e si imbruttisce col tempo – spiega il regista -. Spazza via i contadini che citano Dante a memoria per consentire un abuso edilizio ambizioso e muscolare. C’era un grande prato verde dove nascono speranze e noi ci abbiamo costruito una casa asfissiante con troppe inutili stanze ad occupare ogni spazio vitale».


Interpreti sul palco del Carignano di questa produzione dello Stabile dell’Umbria, dello Stabile di Torino e di Spoleto Festival dei Due Mondi è un cast di attori formato da Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna. Tutte le recite sono accessibili con soprattitoli, audiodescrizione e materiali di approfondimento. Inoltre, venerdì 24 novembre alle 18 è previsto un tour descrittivo e tattile sul palcoscenico

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