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Il sottosegretario al Mart
07 Dicembre 2023 - 18:21
Dipinte a mano, realizzate in legno finemente scolpito, impreziosite da raffinati costumi di seta, velluto, cotone, le 85 sculture che compongono il Presepe del Re di Giovanni Battista Garaventa (Genova 1776 – 1840), inaugurato mercoledì da mercoledì scorso da Vittorio Sgarbi al Mart di Rovereto, sono dei piccoli capolavori. Ma al di là del valore artistico di questi manufatti di scuola genovese, quel Presepe esposto in un’istituzione pubblica assume un significato particolare.
«Implica una controtendenza - spiega lo stesso Sgarbi, che l’ha fortemente voluto nel museo da lui presieduto -. Oggi, in molti luoghi non si celebra il Natale non si fa il presepe, per “non turbare l’animo di chi non è cristiano”. Ma noi siamo cristiani e non c’è ragione di vergognarsi di esserlo. Benedetto Croce l’ha detto in modo preciso». Per questo, aggiunge, «ritengo che un’istituzione debba fare il presepe senza preoccuparsi di offendere qualcuno». E siccome «non citare il Natale, non fare il Presepe sono posizioni inaccettabili, come tali penso che debbano essere contrastate dalla proposta del più importante museo del Trentino».
E guardando il Presepe, auspica Sgarbi, «si pensi a quello che rappresenta per la nostra cultura, per la civiltà del mondo cristiano che va da Giotto fino al nostro tempo. Il tema della maternità è il tema della presenza spirituale, indica una fede non nel nostro Dio, ma una fede nello spirito, nell’anima che l’arte rappresenta».
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