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ciak si gira
15 Dicembre 2023 - 06:24
Torino grazie al cinema si è trasformata nella sua storia in tante altre città, dalla San Pietroburgo immaginata da Giuliano Montaldo alla Sarajevo pensata da Sergio Castellitto, ma mai finora era stata scelta per rappresentare New York e San Francisco. Il merito (o l’azzardo, se si vuole) è di una serie televisiva tedesca che si propone di raccontare una storia molto affascinante, quella di Levi Strauss e della creazione di un capo di abbigliamento ancora oggi amatissimo, i jeans.
“Call me Levi”, diretto dalla regista Neele Leana Vollmar, è una co-produzione tra la Germania e l’Italia (con la società Viola Film di Alessandro Passadore), sostenuta dalla Film Commission Torino Piemonte. «Dall’incontro tra Levi Strauss e Jacob Davis sono nati i jeans come li conosciamo oggi», spiega la produzione in una pausa delle ultime scene, girate in piazza Carlo Alberto con grande uso di costumi, cavalli e carrozze (e un po’ di blue screen: con gli effetti speciali, ad esempio, si aggiungerà il mare). «Nato in una piccola città bavarese Levi si è poi trasferito negli Stati Uniti dove rimase sconvolto dal “nuovo mondo”. New York e San Francisco oggi sono molto diverse da allora, Torino è molto più simile».
Girata tra settembre e novembre, “Call me Levi” vede il giovane attore tedesco Vincent Redetzki nel ruolo di Strauss, Amy Berkenstein in quello della sorella Amy e Anton von Lucke in quello di Davis. A San Francisco, al tempo della corsa all’oro intorno al 1850, il figlio di un venditore ambulante ebreo della Franconia del nord diventa uno dei primi pionieri americani aprendo la strada al successo mondiale dei blue jeans, nonostante le circostanze sfavorevoli, rivali senza scrupoli, e numerose difficoltà personali. «Incredibile che su un personaggio come lui non sia mai stato fatto un film o una serie prima d’ora», racconta la regista, alla sua prima esperienza per la tv. Non solo Torino come set ma anche Biella, Carignano, Collegno e Ormea con la sua imponente cartiera. «Ormea ci è rimasta nel cuore - aggiunge emozionata l’attrice - è stato bellissimo lavorare lì, nella cartiera abbiamo ricreato la prima fabbrica di jeans. Tra l’altro abbiamo mangiato benissimo. Che cosa? Tanto sashimi!».
Tante, come da buona tradizione, le persone piemontesi coinvolte nella lavorazione: il 30% di maestranze locali, tra cui si segnalano Enrico De Lotto come location manager e molti altri, senza dimenticare le circa 400 comparse.
«Notizie certe per l’uscita italiana non ci sono - conclude Passadore - ma siamo fiduciosi di poter vendere questa serie anche in tanti Paesi del mondo. E ci tengo ad aggiungere che non abbiamo ricevuto contributi (neanche un paio di jeans) dall’azienda».
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