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L'Irlanda, l'estate, una bambina. Ecco perché amare Claire Keegan

Da questo libro, il film candidato al Premio Oscar che ha incantato il Regno Unito

L'Irlanda, l'estate, una bambina. Ecco perché amare Claire Keegan

C’è tale e tanta dolcezza nelle pagine di Claire Keegan che decisamente ti dispiace che questo libro abbia solo ottanta pagine. Perché uno vorrebbe continuare a leggere di questa bambina che scopre il calore di una famiglia, non la sua, e impara a non nascondersi più, anzi è con uno slancio e un coraggio sconosciuti che arriva a compiere un gesto straordinario.

In “Un’estate” (Einaudi, 12 euro, traduzione di Monica Pareschi) dell’irlandese Claire Keegan, già acclamata per il romanzo “Piccole cose da nulla”, questa bimba silenziosa, che ha imparato a essere invisibile, non ha neppure un nome. Ce l’ha, ed è Cait, nel film che è stato tratto dal libro, “The quiet girl” di Colm Bairéad, acclamato come miglior film indipendente della stagione e candidato all’Oscar. Siamo nel mezzo della campagna irlandese, la sua famiglia tira avanti a fatica perché, al di là delle smargiassate, suo padre più che di allevare vacche si preoccupa di cavalli, quelli su cui scommette e perde (anche il vitello). Le sorelle sono adolescenti, il fratellino troppo piccolo e la mamma è incinta. Risultato, la bambina viene portata a casa dei Kinsella, cugini della madre, per passarvi l’estate. Il padre l’affida ai lontani parenti e riparte, senza lasciarle neppure una valigia con un cambio d’abito.

E la piccola, finita in casa di persone sconosciute, scopre velocemente che esiste un altro modo di vivere. «Poi attraversiamo il tepore della cucina e lei mi dice di sedermi, di fare come se fossi a casa mia. Sotto il profumo di qualcosa che cuoce nel forno c’è una punta di disinfettante, candeggina forse. Toglie dal forno una crostata di rabarbaro e la mette a raffreddare sul piano della cucina: sciroppo bollente sul punto di traboccare, foglie sottili di pastafrolla saldate alla crosta. Dalla porta entra una corrente fresca ma qui è caldo, immobile, pulito».

Tra le notizie del telegiornale sui morti di fame nelle carceri inglesi - sì, siamo in quegli anni -, un misterioso segreto che avvolge l’esistenza della famiglia Kinsella, funerali celebrati con le pinte di birra sul coperchio della bara del defunto, la narrazione di Keegan è, come detto, dolce e intensa al tempo stesso, è un colpo al cuore ogni parola, ogni sguardo, ogni riguardo nei confronti di Cait. Il lettore trova il calore dell’amore, lo stesso di Cait, che potrà, a un certo punto, pronunciare la parola «papà» come non ha mai fatto prima.

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