In un'epoca in cui la ricerca dell'anima gemella si sposta sempre più sul digitale, un recente sviluppo legale solleva interrogativi sulle dinamiche che regolano le app di incontri. Al centro di una controversia giudiziaria, troviamo il Match Group, conglomerato dietro popolari piattaforme come Tinder, Hinge e The League, accusato di progettare le proprie app in modo da "indurre dipendenza" negli utenti piuttosto che facilitare la nascita di relazioni autentiche.
Powered by
Secondo l'azione legale proposta, presentata il mercoledì in un tribunale federale di San Francisco, il modello di business di Match sarebbe "predatorio", mirando più a incassare profitti tramite abbonamenti costosi che non a mantenere la promessa di aiutare le persone a trovare l'amore. Gli algoritmi delle app, criticati per premiare l'uso compulsivo, sarebbero in netto contrasto con lo slogan pubblicitario di Match, che afferma che le sue app sono "progettate per essere cancellate".

I sei querelanti, residenti tra California, Florida, Georgia e New York, denunciano una realtà ben diversa, in cui gli utenti vengono trasformati in "giocatori" alla ricerca di ricompense psicologiche resi intenzionalmente elusivi da Match. Questa dinamica, affermano, alimenta non solo la dipendenza, ma anche sensazioni di solitudine, ansia e depressione.
Dal canto suo, Match Group si è prontamente difeso dalle accuse, definendo la causa "ridicola" e priva di qualsiasi fondamento. Bernard Kim, CEO dell'azienda, ha sottolineato come l'obiettivo principale sia quello di favorire incontri reali tra le persone, respingendo l'idea che le metriche di coinvolgimento o gli abbonamenti siano al centro del loro modello di business.
Il dibattito sulla legittimità e l'etica delle app di incontri non è nuovo, inserendosi in un contesto più ampio che ha visto aziende tech come Alphabet, Meta Platforms, ByteDance e Snap affrontare accuse simili per aver progettato funzionalità ritenute addictive, soprattutto tra i più giovani.
La causa contro Match Group apre quindi nuove riflessioni sul futuro delle relazioni interpersonali nell'era digitale, evidenziando la complessa intersezione tra tecnologia, psicologia umana e ricerca dell'intimità. Con richieste di risarcimento non specificate per coloro che hanno utilizzato le app negli ultimi quattro anni, il caso promette di tenere banco nelle discussioni sulle dinamiche sociali moderne, offrendo uno spaccato sulla trasformazione dell'amore e dell'amicizia nel XXI secolo.