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Salute & Ambiente
14 Aprile 2024 - 10:30
Il nostro corpo ha delle esigenze fondamentali per il suo funzionamento e la mancanza di elementi fa scattare campanelli d'allarme: la sensazione di fame è una di queste, è il corpo che chiede le componenti necessarie. Un bisogno primario, che in molte parti del mondo è un lusso, lo sappiamo bene. Ma potremmo mai pensare che il problema della fame non è solo del terzo mondo ma esiste, in forme diverse, anche nella nostra società? Si chiama "fame nascosta". E potremmo mai pensare che per risolverlo, più che alla medicina, ci si rivolge a modelli economici e ingegneristici? Vediamo di capire meglio.
Un dramma per 2 miliardi di persone
Nel mondo circa 2 miliardi di persone soffrono della cosiddetta "fame nascosta", una forma di malnutrizione in cui gli individui mancano di micronutrienti essenziali anche se consumano una quantità apparentemente adeguata di calorie. E a questa mancanza il nostro corpo non reagisce con quello stimolo che ben conosciamo: la spia della carenza è, troppo spesso, il manifestarsi di una malattia, come la spina bifida, la carenza di ferro e l'anemia.
Cosa sono i micronutrienti
Gli elementi di cui il corpo umano ha bisogno per funzionare sono: ossigeno, acqua, macronutrienti e micronutrienti. I macronutrienti sono: grassi, carboidrati, proteine. I micronutrienti sono: vitamine, minerali, aminoacidi, acidi grassi, probiotici, enzimi, antiossidanti.
La combinazione di micro e macronutrienti è diversa per ogni organismo e nelle diverse fasi della sua esistenza. Se la mancanza totale di cibo ci uccide in poco tempo e quella di ossigeno in pochi minuti, la mancanza di micronutrienti può causare gravi danni nell'arco di diversi anni. Perché indebolisce il sistema immunitario e rende il corpo più vulnerabile a batteri e virus: la carenza di micronutrienti è ritenuta una delle componenti della diffusione della Spagnola a inizio '900.
La ricercatrice del Missouri
"Quando parliamo di fame, di solito parliamo di fame cronica, ma la fame nascosta è molto più pericolosa. Se non abbiamo abbastanza micronutrienti, il nostro corpo non è in grado di assorbire i nutrienti necessari. Questo può creare un effetto palla di neve, portando a gravi problemi di salute". Sono parole della dottoressa Kiruba Krishnaswamy, ricercatrice dell'Università del Missouri, riportate dall'agenzia Gea.
La dottoressa, con sovvenzioni a un piano quinquennale, sta lavorando all'elaborazione di un modello di alimentazione diverso da quello attuale - anche nel cosiddetto "primo mondo" - che si basi non solo sulla disponibilità adeguata di cibo, ma sulla sua qualità. "Il cibo è un diritto umano fondamentale e universale" spiega.
Il sistema alimentare circolare
Il progetto che la ricercatrice sta sviluppando incorpora innovazioni ingegneristiche nella creazione di un modello di sistema alimentare circolare culturalmente appropriato, un'alternativa sostenibile all'attuale sistema alimentare lineare che "è più incentrato sulla quantità o sulla produzione", tanto che talvolta a pagare il prezzo più alto è la qualità. Si consumano, insomma, calorie "vuote". Rendendo il sistema più circolare, invece, adattiamo le soluzioni alle esigenze specifiche delle singole comunità e tutti possono beneficiare di cibo nutriente in quantità maggiori". Da qui la necessità di rivedere modelli economici e produttivi, a cominciare dall'agricoltura, e di integrare il tutto in una ricerca di sostenibilità.
Il suo progetto parte dallo studio della sovranità alimentare, basata su pratiche agricole tradizionali ed ecologicamente sostenibili per indagare le interazioni specifiche nella catena suolo-acqua-pianta-cibo-persone così da individuare le carenze di micronutrienti e informare interventi mirati. Ma non solo. La dottoressa Krishnaswamy punta a esplorare strategie di ingegneria dei processi alimentari sostenibili per migliorare la nutrizione, l'accessibilità e la disponibilità di alimenti tradizionali. "La denutrizione e l'obesità sono ciò che chiamiamo il doppio fardello della malnutrizione, perché le persone mangiano cibo, ma non ricevono la giusta quantità di nutrimento", dice Krishnaswamy. "Studi recenti hanno scoperto che i micronutrienti sono un connettore comune tra questi due problemi".
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