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Lavoro
03 Luglio 2024 - 19:10
Il recente comunicato stampa dell’Istat ha gettato luce su una realtà allarmante che affligge il mondo del lavoro: le molestie sessuali. Nel periodo 2022-2023, il 13,5% delle donne lavoratrici o che hanno lavorato, di età compresa tra i 15 e i 70 anni, ha subito molestie sessuali sul posto di lavoro. Sebbene in misura minore, anche gli uomini non sono immuni, con una percentuale del 2,4%.
Il dato è ancor più sconcertante se si considera che, nel corso della vita, ben 2,322 milioni di persone hanno subito molestie di vario tipo sul lavoro, con un’ampia maggioranza di donne, l’81,6%. Le giovani donne tra i 15 e i 24 anni sono le più colpite, con una percentuale del 21,2%, seguite dalle donne tra i 25 e i 34 anni, con il 18,9%.
Le molestie sessuali non sono solo un atto di violenza ingiustificata, ma rappresentano una violazione della dignità e dei diritti fondamentali dei lavoratori. Questi atti vanno da sguardi offensivi e proposte indecenti fino a molestie fisiche, creando un ambiente di lavoro tossico e degradante.
Nonostante un calo nelle forme più ‘tradizionali’ di molestie come il pedinamento e l’esibizionismo, persistono le molestie fisiche, i messaggi e le proposte inappropriate, e la condivisione non consensuale di immagini intime sui social media.
Le molestie sessuali sul lavoro sono un fenomeno complesso che include comportamenti fisici, verbali e non verbali indesiderati, spesso con l’intento di ottenere favori sessuali o di instaurare un clima umiliante. Esempi di tali comportamenti includono contatti fisici non richiesti, commenti volgari, proposte sessuali non gradite e persino ricatti.
La legislazione italiana non prevede una specifica fattispecie penale per le molestie sessuali sul lavoro, ma la giurisprudenza ha ricondotto questi atti a reati distinti, come la violenza sessuale o la violenza privata, a seconda della gravità e delle modalità.
Le vittime di molestie sessuali hanno il diritto di denunciare gli atti subiti e di cercare giustizia, supportate da prove concrete e assistenza legale. È fondamentale conservare ogni possibile elemento di prova, come messaggi e registrazioni, e segnalare tempestivamente l’accaduto.
Inoltre, le vittime possono richiedere un risarcimento per il danno subito, sia morale che psicologico. La Cassazione ha riconosciuto che l’abuso sessuale causa ferite profonde, spesso permanenti, che meritano un adeguato risarcimento.
Data la delicatezza e la complessità di numerosi casi che coinvolgono le molestie sessuali sul luogo di lavoro, nonché la difficoltà di giungere a una precisa determinazione del risarcimento, è imprescindibile affidare la redazione degli atti a un legale specializzato. Tale professionista dovrà occuparsi della difesa e del sostegno della vittima degli abusi, oltre a individuare tutti gli elementi probatori necessari per ottenere una sentenza favorevole.
È importante ricordare che la vittima potrà costituirsi parte civile nel processo penale, al fine di dimostrare il danno subito. In altre circostanze, potrebbe rendersi necessario avviare un secondo procedimento presso il tribunale civile, ad esempio nel caso in cui il giudice penale abbia disposto esclusivamente il pagamento di un acconto, conosciuto come provvisionale.
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