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Salute

La morte non è mai stata così dolce: bibite zuccherate, malattie cardiovascolari e una bomba pronta a esplodere

Il pericoloso legame tra bevande e patologie cardiache

Bibite zuccherate e malattie: una bomba a orologeria pronta a esplodere

No, non stiamo parlando di un sospetto lontano o di quella voce che hai sentito tra gli scaffali del supermercato. A dirlo, con numeri crudi e inconfutabili, è un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine. Il bilancio? Oltre due milioni di nuovi casi di diabete e 1,2 milioni di malattie cardiovascolari ogni anno. E questo, attenzione, su scala globale. Un prezzo salato per qualcosa che scivola giù dolce.

I dati rivelano un’iniquità spietata: i Paesi più poveri pagano il conto più caro. Nell’Africa sub-sahariana, il 21% dei nuovi casi di diabete è attribuibile alle bibite zuccherate; in Sudafrica si sale al 27,6%, in Colombia si sfiora il 48%. Quasi metà della popolazione condannata da una lattina. Sì, la povertà ha un retrogusto zuccherino e amaro. Ma non è solo questione di geografia. La scienza ci spiega che il problema sta nel metabolismo. Le bevande zuccherate vengono assorbite rapidamente, causando picchi glicemici immediati, ma lasciando il corpo affamato di nutrienti reali. Un circolo vizioso che alimenta non solo i chili di troppo, ma anche patologie devastanti.

Gli autori dello studio, con la scienziata Laura Lara-Castor in prima linea, alzano la voce: serve agire ora. Suggeriscono una combinazione di interventi: campagne pubblicitarie che mostrino il lato oscuro dello zucchero, restrizioni sulle pubblicità che ci vendono il dolce come se fosse vita, e, naturalmente, una tassa sulle bibite zuccherate. Sì, quella Sugar Tax di cui tanto si parla, ma che in Italia resta sospesa in un limbo di polemiche dal 2019.

Il 2025 dovrebbe essere l'anno del cambiamento. Il primo luglio di quest'anno, infatti, non ci dovrebbero essere ulteriori rinvii: la tassa sulle bevande zuccherate e non, che è stata rimandata ben otto volte dal 2020, potrebbe finalmente diventare realtà. Il governo ha confermato che non ci saranno nuovi slittamenti, nonostante le continue proteste da parte dell'industria delle bibite. Tuttavia, la discussione non è chiusa: alcuni, come il vicepremier Antonio Tajani, non escludono un ulteriore rinvio, facendo leva sulla necessità di "migliorare la manovra". La Sugar Tax prevede un'imposta di 10 centesimi al litro per i prodotti finiti e 0,25 euro per ogni chilo di concentrato da diluire.

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Le previsioni per il settore sono tutt’altro che rosee. Secondo Assobibe, l'associazione di categoria, la tassa comporterà un aumento del 28% per litro di prodotto, un calo delle vendite del 16% e la perdita di circa 5.000 posti di lavoro. "È una tassa distonica", ha commentato Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe. "Abbiamo già ridotto del 41% gli zuccheri nelle bibite, e la tassa colpisce anche quelle senza zucchero, senza alcuna progressività."

Certo, i detrattori non mancano. Assobibe e i suoi alleati sostengono che sia un’idea fallimentare, un disastro annunciato per l’industria e un miraggio per la salute. Ma basta guardare al Regno Unito per smontare questa narrativa: introdotta nel 2018, la Sugar Tax ha dimezzato il consumo di zucchero tra i bambini in soli tre anni. Forse il problema non è la tassa, ma il coraggio di applicarla.

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