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Ambiente & Tecnologia
22 Febbraio 2025 - 09:10
Ottenere l'acqua potabile dalla nebbia. E nel luogo più arido del pianeta, in una città dove solo una casa su cento è collegata alla rete idrica. Vi pare incredibile? Eppure è possibile, grazie alle "fog catchers", ossia le reti "acchiappanebbia". Uno studio scientifico spiega come e apre importanti scenari nella lotta alla siccità attraverso l'innovazione, una delle sfide più importanti nell'ambito del climate change. Vediamo come.
Con meno di un millimetro di pioggia all’anno, il Deserto di Atacama, in Cile, è uno dei luoghi più secchi della Terra. In questa regione estrema, le città si affidano principalmente a riserve idriche sotterranee, formatesi tra 17.000 e 10.000 anni fa, per garantire l’approvvigionamento d’acqua. Tuttavia, una ricerca pubblicata su Frontiers in Environmental Science propone un’alternativa sostenibile: sfruttare la nebbia come fonte idrica.
Gli scienziati si sono concentrati su Alto Hospicio, una città in rapida espansione dove circa 10.000 persone vivono in insediamenti informali. Secondo quanto riportato dall’agenzia Gea, solo l’1,6% delle abitazioni è collegato alla rete idrica, mentre la maggior parte degli abitanti dipende dai camion cisterna per ricevere l’acqua. Per rispondere a questa criticità, i ricercatori hanno installato sistemi passivi di raccolta della nebbia: reti sospese in grado di intercettare le gocce d’umidità e convogliarle in serbatoi di stoccaggio. I risultati sono stati sorprendenti: nell’area di studio di 100 chilometri quadrati, la raccolta d’acqua varia tra 0,2 e 5 litri al giorno per metro quadrato, con picchi fino a 10 litri nei mesi di agosto e settembre 2024.
Gli autori dello studio stimano che una superficie di 17.000 metri quadrati di reti potrebbe generare circa 300.000 litri d’acqua a settimana, sufficienti per coprire il fabbisogno degli insediamenti urbani. Inoltre, ulteriori 110 metri quadrati di rete potrebbero garantire l’irrigazione degli spazi verdi della città per un anno intero. L’acqua raccolta potrebbe anche essere impiegata nell’agricoltura senza suolo, favorendo la produzione di 15-20 kg di ortaggi a foglia al mese.
“Questa ricerca segna un cambiamento significativo nella percezione dell’acqua della nebbia, trasformandola da una soluzione rurale e su piccola scala a una risorsa concreta per le città”, afferma Virginia Carter Gamberini, professoressa associata presso la Universidad Mayor e prima coautrice dello studio. “I nostri risultati dimostrano che la nebbia può essere una fonte complementare di approvvigionamento idrico nelle regioni aride, dove il cambiamento climatico accentua la scarsità d’acqua.”
Per implementare questa tecnologia in altre regioni, è necessario valutare le condizioni geografiche e atmosferiche. Come spiega Nathalie Verbrugghe, ricercatrice presso l’Università di Bruxelles e coautrice dello studio, i fattori chiave includono una sufficiente densità di nebbia, schemi di vento favorevoli e conformazioni geografiche adatte. Inoltre, la stagionalità della nebbia deve essere considerata per garantire una fornitura costante d’acqua.
Nonostante il potenziale della raccolta della nebbia, gli scienziati sottolineano che questa soluzione deve far parte di una strategia più ampia di gestione idrica urbana. “Speriamo di incoraggiare i decisori politici a integrare questa risorsa rinnovabile nelle strategie nazionali per l’acqua”, affermano i ricercatori. “Ciò potrebbe migliorare la resilienza urbana ai cambiamenti climatici e alla crescita demografica, garantendo al contempo un accesso più equo all’acqua potabile.”
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