Apple si trova ora al centro di un ciclone mediatico e legale che coinvolge il suo assistente vocale, Siri. La questione, che ha radici nel 2019, è tornata alla ribalta con una denuncia presentata alla procura di Parigi dalla Ong Ligue des Droits de l'Homme.
Tutto ha avuto inizio quando Thomas Le Bonniec, ex collaboratore di un fornitore di Apple, ha sollevato il velo su una pratica che considera una "gigantesca violazione della privacy". Secondo Le Bonniec, le conversazioni private degli utenti, comprese quelle su argomenti sensibili come politica e salute, venivano registrate e analizzate da centinaia di operatori. "In pratica, tutto quello che viene detto all’assistente vocale viene ascoltato da qualcuno in carne e ossa", ha dichiarato a Wired.
Il sistema incriminato è la funzione "MiglioraSirie Dettatura", che consente ad Apple di migliorare i suoi servizi attraverso la condivisione delle registrazioni audio e delle trascrizioni delle interazioni con Siri. Le Bonniec, che analizzava fino a 1.300 registrazioni al giorno, ha deciso di rendere pubblica questa pratica, ritenendola una violazione della privacy. Nonostante la segnalazione al garante per la privacy irlandese non abbia portato a sanzioni, Apple ha modificato le condizioni di utilizzo, introducendo la politica dell'opt-in. Tuttavia, secondo Le Bonniec e la Ligue des Droits de l'Homme, questo non è sufficiente. "Crediamo che questa pratica violasse il Gdpr e che i cambiamenti introdotti non siano sufficienti per considerarla legale", ha affermato Le Bonniec.
Un altro aspetto critico riguarda l'anonimato degli utenti. Sebbene ogni utente sia identificato con un numero di serie, l'anonimato svanisce quando si analizzano i contenuti delle conversazioni. Gli operatori, infatti, hanno accesso a informazioni come la lista dei contatti, che possono rivelare l'identità del proprietario del dispositivo. "Le persone fanno spesso riferimento ai loro contatti, e non è difficile capire chi siano", ha spiegato Le Bonniec. Un ulteriore problema è rappresentato dalle registrazioni accidentali, che secondo Le Bonniec costituiscono il 20-30% delle analisi. Queste registrazioni, spesso avviate per errore, finiscono comunque sotto esame. "Chi lavorava in questo ambito era sottoposto a forti pressioni e rischiava il licenziamento", ha raccontato Le Bonniec, spiegando come le registrazioni casuali venissero comunque analizzate per evitare problemi.
Negli Stati Uniti, una class action simile ha portato Apple a patteggiare un risarcimento di 95 milioni di dollari. Questo accordo ha riacceso i riflettori sulla questione, sollevando interrogativi sulla gestione delle registrazioni da parte dell'azienda. Ora, la procura di Parigi dovrà valutare il report della Ong e decidere se esistano aspetti di illegalità nella gestione delle registrazioni.
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