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14 Marzo 2025 - 18:30
Non tutte le ore di sonno sono uguali, e la qualità del riposo dipende da un complesso susseguirsi di fasi biologiche. Dormire bene non significa solo chiudere gli occhi, ma attraversare le giuste fasi per un recupero psicofisico ottimale. Il sonno, infatti, segue un ciclo ben preciso, un'alternanza di stati che ci accompagna dalla veglia al riposo profondo fino ai sogni più vividi. Capire questo meccanismo è il primo passo per migliorare la qualità del proprio riposo.
Tutto inizia con la fase 1, quella dell’addormentamento. Qui il cervello si avvia lentamente verso il sonno, mentre gli occhi si muovono senza direzione precisa e il corpo perde progressivamente contatto con l’ambiente circostante. È in questo momento che possono verificarsi gli scatti ipnotici, improvvisi spasmi muscolari spesso accompagnati dalla sensazione di cadere nel vuoto. Non c’è nulla di preoccupante: è solo il cervello che, mentre si "spegne", invia impulsi nervosi erratici.
Un altro fenomeno tipico di questa fase è rappresentato dalle allucinazioni ipnagogiche: suoni, immagini o sensazioni che sembrano reali, ma che in realtà sono semplici creazioni della mente in transizione verso il sonno.
Superata la soglia dell’addormentamento, si entra nella fase 2, il sonno profondo: il respiro si regolarizza, la temperatura corporea scende e il cervello avvia i processi di consolidamento della memoria. Ma è nella fase 3 che si raggiunge il vero sonno profondo: il corpo è completamente rilassato e l’attività cerebrale rallenta drasticamente. In questo stadio, è molto difficile svegliarsi, e anche i rumori esterni possono non essere sufficienti a interrompere il riposo.
Questa fase è anche il palcoscenico di fenomeni particolari, come il sonnambulismo. Camminare, parlare nel sonno o compiere azioni inconsapevoli sono più comuni nei bambini, ma possono persistere anche in età adulta. A dispetto di quanto si crede, svegliare un sonnambulo non è pericoloso: se sta per compiere un’azione rischiosa, è anzi consigliato intervenire.
Dopo il sonno profondo, il cervello torna progressivamente in azione fino a raggiungere la fase REM (Rapid Eye Movement). È il momento in cui il cervello è più attivo: se fosse misurato con un elettroencefalogramma, mostrerebbe un livello di attività paragonabile a quello della veglia. Sogni, elaborazione della memoria, consolidamento delle informazioni: tutto avviene in questa fase.
Ma il corpo resta fermo. O meglio, è bloccato da un meccanismo biologico di sicurezza: durante il sonno REM i muscoli principali sono paralizzati, per evitare che il dormiente metta in atto i movimenti dei suoi sogni. Quando questo sistema di controllo non funziona, si parla di disturbi del sonno REM, una condizione rara ma potenzialmente pericolosa, che porta chi ne soffre a muoversi in modo incontrollato mentre sogna.
Un altro fenomeno curioso legato a questa fase è la paralisi del sonno: il momento in cui ci si sveglia improvvisamente durante la fase REM, ma il corpo resta immobile per qualche secondo. Un’esperienza che può spaventare, ma che è del tutto innocua e riguarda circa l’8% della popolazione almeno una volta nella vita.
Terminata la fase REM, il ciclo ricomincia dalla fase 1. Durante la notte, questo schema si ripete più volte, con la fase REM che si allunga progressivamente nelle ultime ore di sonno. Ecco perché, quando la sveglia suona all’alba, capita spesso di essere nel pieno di un sogno.
Conoscere queste dinamiche aiuta a capire meglio il sonno e l'importanza della sua qualità. Perché dormire non è solo una necessità biologica, ma un'arte che vale la pena perfezionare.
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