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LAVORO & SOCIETà
17 Marzo 2025 - 22:45
Immagine di repertorio
Lavorare da remoto è ormai una realtà consolidata. Lo smart working, sempre più diffuso anche dopo la pandemia, offre vantaggi come maggiore flessibilità, miglior equilibrio tra vita privata e professionale e persino benefici ambientali ed economici. Tuttavia, presenta anche alcune criticità, tra cui l’isolamento sociale e la difficoltà a separare lavoro e tempo libero.
Uno degli effetti collaterali meno evidenti, ma molto diffusi, è la cosiddetta "Zoom Fatigue", ovvero l'affaticamento mentale che si avverte dopo una videochiamata di lavoro. Se dopo una riunione online con la telecamera accesa ci si sente più stanchi del solito, la scienza offre una spiegazione.
Diversi studi hanno evidenziato che questa forma di affaticamento colpisce più spesso le donne. Secondo una ricerca su oltre 10.000 persone, una donna su sette ha sperimentato almeno una volta questa sensazione.
Le cause possono essere molteplici. Se inizialmente si pensava fosse legata allo stress della pandemia o alle difficoltà di comunicazione nelle riunioni virtuali, ricerche più recenti suggeriscono che il problema sia più profondo. Stare davanti alla telecamera per lunghi periodi può amplificare insicurezze personali e aumentare l’ansia.
Secondo la teoria dell’auto-oggettivazione, sviluppata da Fredrickson e Roberts della Stanford University, osservare continuamente la propria immagine porta a una maggiore insicurezza, con effetti negativi sul benessere mentale. Il continuo confronto con il proprio aspetto può rendere una videochiamata più faticosa di quanto si immagini.
Altri studi hanno confermato che vedersi spesso in video accentua l’insoddisfazione per il proprio aspetto e aumenta lo stress. In particolare, i ricercatori hanno analizzato l’uso di filtri e strumenti di ritocco digitale durante le riunioni online. È emerso che chi è più critico verso il proprio aspetto non solo sperimenta maggiore stanchezza, ma è anche più incline a modificare la propria immagine con tool digitali.
In sostanza, non è solo l’insicurezza preesistente a rendere faticose le videochiamate, ma è lo stesso utilizzo prolungato di queste piattaforme a rafforzare il disagio. Essere costantemente esposti alla propria immagine può portare a concentrarsi sui propri difetti percepiti, alimentando un circolo vizioso che rende la giornata lavorativa ancora più pesante.
Se lo smart working è ormai parte integrante della vita professionale, potrebbe essere utile adottare strategie per ridurre l’affaticamento, come limitare l’uso della telecamera quando non è indispensabile o alternare diverse modalità di comunicazione per evitare un’eccessiva esposizione allo schermo.Lavorare da remoto offre molti vantaggi, ma richiede anche equilibrio: gestire al meglio gli strumenti digitali è essenziale per preservare sia il benessere che la produttività.
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