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Spazio
21 Marzo 2025 - 14:15
Quando Butch Wilmore e Suni Williams sono partiti a bordo della capsula Starliner della Boeing, lo scorso giugno, la missione doveva concludersi in poco più di una settimana, ma una serie di problemi tecnici ha costretto i due astronauti a restare sulla Stazione Spaziale Internazionale per ben nove mesi. Il loro rientro sulla Terra, avvenuto mercoledì 19 marzo a bordo della Crew Dragon di SpaceX, non ha solo chiuso un capitolo complesso della storia spaziale americana, ma ha anche riacceso l’attenzione sugli effetti che un soggiorno prolungato nello spazio ha sul corpo umano.
Le immagini del loro ritorno parlano chiaro: visi affaticati, segni fisici evidenti, una fragilità che ha colpito in particolare Suni Williams, apparsa profondamente cambiata, con i capelli diventati completamente bianchi.
L'astronauta Suni Williams ritornata sulla Terra (fonte: Yahoo)
Non è un caso isolato. La permanenza prolungata in assenza di gravità comporta infatti una serie di conseguenze note e documentate. La densità ossea si riduce dell’1% ogni mese, la massa muscolare si contrae nonostante ore quotidiane di esercizio fisico, la pelle si assottiglia e diventa più sensibile, e anche il sistema motorio fatica a riadattarsi alla gravità terrestre.
A questi effetti fisici si aggiungono quelli psicologici: il carico di stress, la necessità di mantenere alta la concentrazione in un ambiente chiuso e artificiale per un periodo tanto lungo, possono avere impatti notevoli sull’equilibrio mentale. L’imbiancamento repentino dei capelli di Williams potrebbe essere un riflesso diretto di questa condizione prolungata di allerta e tensione.
La NASA sta studiando con attenzione questi cambiamenti, consapevole che ogni nuova missione è anche un banco di prova per comprendere meglio i limiti della resistenza umana. I dati raccolti da missioni come quella di Wilmore e Williams sono fondamentali per progettare i viaggi del futuro, soprattutto in vista di eventuali spedizioni verso Marte o altri obiettivi lontani, dove il tempo di permanenza nello spazio sarà ancora più lungo.
Lo spazio continua a rappresentare una straordinaria frontiera, ma anche una sfida biologica e psicologica. Capirne i rischi e trovare contromisure efficaci sarà essenziale per scrivere il prossimo capitolo dell’esplorazione umana.
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