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Cinema in lutto

Addio a Jack Lilley, leggenda del western davanti e dietro le quinte

Stuntman, attore e maestro d’azione, fu l’anima silenziosa de La casa nella prateria e di decine di serie cult: si è spento a 91 anni lasciando un segno profondo nella storia della TV e del cinema USA

Addio a Jack Lilley, leggenda del western davanti e dietro le quinte

Il mondo del cinema e della televisione piange la scomparsa di Jack Lilley, un nome che ha lasciato un'impronta indelebile nel genere western. Lilley, noto per il suo ruolo di stuntman e attore nella celebre serie "La casa nella prateria", è morto all'età di 91 anni. La sua dipartita è avvenuta mercoledì presso il Motion Picture & Television Country House and Hospital di Woodland Hills, come confermato dalla nipote Savanah Lilley all'agenzia di stampa The Signal di Santa Clarita.

Nato il 15 agosto 1933 a Santa Clarita, California, Lilley si è avvicinato al mondo dello spettacolo da giovanissimo, forte di un’innata dimestichezza con i cavalli ereditata dal padre, mandriano. È stato proprio questo legame con l’ambiente rurale e il mondo western a spingerlo verso una carriera che avrebbe attraversato decenni, sempre a cavallo – in tutti i sensi – tra azione e narrazione.

La sua avventura televisiva iniziò nel 1961 con Bonanza, dove iniziò a collaborare con Michael Landon, figura con cui avrebbe stretto un sodalizio professionale duraturo. Ma è con La casa nella prateria (Little House on the Prairie) che il nome di Jack Lilley entra nella storia del piccolo schermo. Stuntman di riferimento della serie, controfigura fidata di Victor French, guidatore di diligenze e carri, coordinatore degli stunt: in ogni episodio c’era un pezzo della sua competenza, del suo rigore e della sua passione. Non era solo un tecnico dell’azione, ma un narratore silenzioso attraverso il movimento.

Dal 1981 al 1983 proseguì il sodalizio con Landon nello spin-off Storie della prateria (Father Murphy), confermandosi figura di riferimento per l’intera troupe, tanto sul set quanto dietro le quinte.

Il ricordo di Melissa Gilbert, storica interprete di Laura Ingalls, racconta meglio di ogni filmografia il cuore di Lilley. In un post su Instagram, l’attrice lo ha definito “una delle mie persone preferite al mondo”, ricordando come fosse stato lui a insegnarle ad andare a cavallo, con pazienza e dedizione. Un gesto che dice molto dell’uomo oltre il professionista.

Il talento di Lilley non si è fermato alla televisione. Memorabile la sua partecipazione a Mezzogiorno e mezzo di fuoco (Blazing Saddles, 1974) di Mel Brooks, dove una scena comica diventata cult – con lui e il cavallo che cadono nel fango – fu mantenuta nel montaggio finale proprio per la sua spontaneità. La sua carriera cinematografica include anche titoli come Sudden Impact (1983), Young Guns (1988), Planet of the Apes (2001) e The Legend of Zorro (2005), dove ricoprì spesso il doppio ruolo di attore e coordinatore degli stunt.

Ma è nel western televisivo che la sua impronta resta più profonda. Ha lavorato a serie cult come Carovane verso il West, Johnny Ringo, Ricercato vivo o morto, Cheyenne, Maverick, Gli uomini della prateria, Il Virginiano, La grande vallata, Selvaggio West e Ai confini dell'Arizona. La sua figura, sempre a margine della ribalta ma centrale nell’economia del racconto, ha contribuito a dare autenticità e dinamismo a un genere che senza professionisti come lui sarebbe stato molto meno credibile.

Jack Lilley è stato molto più di uno stuntman: è stato un artigiano del western, un ponte tra la tradizione e lo spettacolo, un uomo che ha fatto della discrezione il suo tratto distintivo. E proprio per questo, oggi, la sua assenza si fa sentire ancora di più.

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