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Salute

Il silenzio può costare caro al nostro cervello

L'uso delle cuffie con cancellazione del rumore potrebbe compromettere la capacità uditiva dei giovani

Il silenzio può costare caro al nostro cervello

Le cuffie con cancellazione del rumore sono diventate un accessorio indispensabile per molti, offrendo uno spazio di tranquillità in un mondo sempre più rumoroso. Ma questo potrebbe essere un problema, infatti recenti allarmi lanciati da esperti britannici, riportati dal Daily Mail, sollevano preoccupazioni riguardo all'impatto di questi dispositivi sulla capacità del cervello di elaborare i suoni.

Secondo quanto riportato, l'uso diffuso di auricolari e cuffie che bloccano attivamente i rumori ambientali sta portando un numero crescente di giovani ai servizi di audiologia del Servizio Sanitario Nazionale britannico. Tuttavia, spesso si scopre che il loro udito è perfettamente normale. Il problema, quindi, potrebbe essere di natura neurologica: il cervello, abituato a un ambiente sonoro artificiale, fatica a distinguere e comprendere i suoni reali. Nei casi più gravi, si parla di disturbo dell'elaborazione uditiva (Apd), una condizione che rende difficile comprendere i suoni, specialmente in ambienti rumorosi.

Claire Benton, vicepresidente della British Academy of Audiology, ha sottolineato che i giovani sono particolarmente vulnerabili. Le capacità di ascolto più complesse del cervello si sviluppano completamente solo verso la tarda adolescenza. Un recente studio pilota ha rivelato che gli over 50 hanno ottenuto risultati migliori rispetto agli adulti sotto i 30 anni nella capacità di elaborare i suoni, suggerendo che l'uso intensivo delle cuffie potrebbe avere un impatto negativo sui più giovani.

In attesa di ulteriori conferme scientifiche, gli esperti consigliano di limitare l'uso delle cuffie a poche ore al giorno e di prestare attenzione al volume, che non dovrebbe superare gli 85 decibel. Inoltre, è importante allenare il cervello a riconoscere i suoni ambientali, riducendo l'uso delle cuffie e permettendo al cervello di "ricostruire" i percorsi uditivi alterati.

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