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SALUTE

Hiv: fino a 2,9 milioni di morti entro il 2030 per i tagli agli aiuti internazionali

Lo rivela uno studio pubblicato su The Lancet HIV: i paesi poveri rischiano un’impennata di infezioni e decessi

Hiv: fino a 2,9 milioni di morti entro il 2030 per i tagli agli aiuti internazionali

Immagine di repertorio

Nel mondo, l’Hiv continua a uccidere. Solo nel 2023 sono morte oltre 600mila persone per complicazioni legate al virus. Negli ultimi anni, grazie alla ricerca, è diventato possibile convivere con la malattia. Ma in molti Paesi a basso reddito cure e prevenzione sono ancora possibili solo grazie agli aiuti dall’estero.

Ora, però, quei fondi rischiano di diminuire. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet HIV, i tagli previsti dagli Stati Uniti e da altri Paesi donatori potrebbero avere effetti molto gravi: entro il 2030, si stimano tra i 770mila e i 2,9 milioni di decessi in più e fino a 10,8 milioni di nuove infezioni. A pagare il prezzo più alto sarebbero ancora una volta le persone più vulnerabili.

Dal 2015, quasi la metà dei fondi destinati alla risposta all’Hiv nei Paesi a basso e medio reddito arriva da donatori internazionali. Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi coprono insieme oltre il 90% di questi contributi. Ma lo scenario sta cambiando: nel 2023 Washington ha garantito il 73% degli aiuti, ma da gennaio 2025 la Casa Bianca ha sospeso quasi tutti i finanziamenti per una revisione interna. Altri Paesi stanno seguendo la stessa direzione.

I ricercatori hanno preso in esame 26 Paesi, tra cui Sudafrica, Uganda, Sri Lanka, Colombia e Albania. Hanno costruito un modello matematico per capire cosa potrebbe succedere nei prossimi anni in base a cinque diversi scenari: uno in cui i finanziamenti restano stabili, e altri quattro con livelli crescenti di tagli.

Il risultato è chiaro: se i fondi diminuiranno, aumenteranno i contagi e le morti. E non di poco. Le conseguenze più gravi sono attese nei Paesi dell’Africa sub-sahariana e tra chi già oggi fatica ad accedere a test, farmaci e assistenza sanitaria: persone che fanno uso di droghe, lavoratori e lavoratrici del sesso, bambini.

"Negli ultimi mesi, in alcuni contesti, i tagli hanno già interrotto servizi essenziali come l’accesso alla terapia antiretrovirale, alla prevenzione e ai test", spiega Debra ten Brink, ricercatrice del Burnet Institute e prima autrice dello studio. "Se altri governi seguiranno questa linea, i progressi fatti negli ultimi decenni rischiano di andare persi". Un allarme concreto, che riguarda milioni di persone. La lotta all’Hiv, per molti Paesi, non è finita. E senza fondi, diventa quasi impossibile.

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