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Scienza e cibo
11 Aprile 2025 - 02:30
Il miele, apprezzato per le sue qualità nutrizionali e terapeutiche, è da tempo al centro di sofisticate pratiche di adulterazione. Ora, una nuova norma tecnica italiana promette di cambiare radicalmente il modo in cui vengono identificati i prodotti contraffatti, grazie all’impiego della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (NMR) ad alta risoluzione. Questa tecnologia rappresenta un avanzamento decisivo nella tutela della qualità e dell’autenticità del miele.
La norma UNI 11972:2025, recentemente pubblicata dall’Ente Italiano di Normazione (UNI), introduce un metodo analitico in grado di rilevare marker specifici associati agli adulteranti saccaridici più utilizzati per diluire il miele, come l’inulina, lo zucchero invertito e lo sciroppo di mais o malto. La formalizzazione di questa tecnica segna un importante riconoscimento dell’NMR anche in ambito normativo, offrendo nuovi strumenti per contrastare le frodi alimentari.
Il metodo è stato sviluppato dal gruppo di lavoro “GL 23 – Autenticità degli alimenti”, creato nell’ambito di un accordo tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e UNI. Alla guida del progetto, Roberto Consonni dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Chimiche "Giulio Natta" (CNR-SCITEC), che ha evidenziato come la crescente scarsità di miele dovuta ai cambiamenti climatici abbia reso questo prodotto ancora più vulnerabile alla contraffazione, con forti ricadute economiche e sanitarie.
L’urgenza di soluzioni efficaci è stata ribadita anche a livello europeo: secondo un recente Technical Report del Joint Research Centre (JRC), quasi il 50% del miele importato nell’UE non rispetta la direttiva 2001/110/EC, che stabilisce i requisiti minimi di qualità. Le frodi più diffuse riguardano l’aggiunta di sciroppi vegetali a basso costo, difficili da rilevare con metodi tradizionali. La spettroscopia NMR permette ora di identificare con precisione i segnali distintivi di ciascun adulterante, rendendo finalmente possibile una sorveglianza efficace.
Il protocollo analitico è stato testato su tre tipologie di miele – castagno, millefiori e acacia – arricchite artificialmente con i principali adulteranti. Presso i laboratori del CNR-SCITEC, è stato messo a punto un metodo che copre tutte le fasi dell’analisi: dalla preparazione dei campioni alla raccolta dei dati e alla loro elaborazione. I risultati sono stati condivisi con altri laboratori italiani, che hanno replicato le analisi validando l’affidabilità del processo.
Il lavoro ha coinvolto numerose realtà accademiche e scientifiche, tra cui CNR-ICB, CNR-ISB, la Fondazione Edmund Mach, le università di Milano, Parma, Padova, Modena e Reggio Emilia, Salento e il Politecnico di Bari. Questa rete interdisciplinare ha permesso di affinare una tecnica solida e replicabile, che si candida a diventare un riferimento per il controllo di qualità del miele a livello nazionale e internazionale.
Grazie a questo nuovo approccio, l’Italia si pone all’avanguardia nella difesa di un prodotto simbolo del proprio patrimonio agroalimentare, offrendo al contempo un modello replicabile in altri Paesi e settori della filiera alimentare.
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