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GEOPOLITICA
14 Aprile 2025 - 09:14
Zelensky e Trump (fonte: Instagram)
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto un appello diretto a Donald Trump: «Venga in Ucraina. Venga a vedere con i suoi occhi cosa sta accadendo. Guardi i civili, i soldati, le donne, i bambini. Veda gli ospedali ridotti in macerie, ascolti chi ha perso tutto». Lo ha dichiarato in un’intervista alla CBS, rilanciando l’invito a elaborare insieme un piano credibile per fermare la guerra. Le parole di Zelensky arrivano all’indomani di un attacco russo particolarmente violento sulla città di Sumy, nel nord-est del Paese, avvenuto la Domenica delle Palme. Il bilancio parla di almeno 34 morti.
Donald Trump, ha commentato l’episodio all'ANSA definendolo "una cosa orribile", aggiungendo di essere stato informato che si sarebbe trattato di un errore. «Penso che l’intera guerra sia una cosa terribile», ha affermato parlando a bordo dell’Air Force One.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si è detto "scioccato" dall’attacco, sottolineando - tramite il suo portavoce - come il bombardamento su Sumy si inserisca in una lunga scia di azioni analoghe, condotte in spregio ai civili e ai luoghi simbolici della vita quotidiana ucraina.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha risposto con tono netto alle parole di Trump: «Definire un attacco del genere un errore è fuorviante. L’invasione dell’Ucraina è stata una violazione grave del diritto internazionale». Secondo Tajani, parlare di errori non basta: si tratta comunque di scelte che rientrano in un piano di aggressione. La responsabilità del conflitto, ha detto, è da attribuire alla Russia, che lo ha iniziato e non ha mai smesso. Tajani ha anche ribadito la disponibilità ucraina al dialogo, osservando però come la controparte russa non abbia dato segnali di apertura, alimentando invece un conflitto che si prolunga e colpisce duramente la popolazione civile.
Dall’Unione Europea, la premier estone Kaja Kallas ha lanciato un ulteriore monito: «Chi vuole davvero la fine delle uccisioni in Ucraina deve esercitare la massima pressione sulla Russia». Parole rivolte indirettamente anche agli Stati Uniti e alla loro opinione pubblica, in un momento di crescente attenzione internazionale sulle forniture militari a Kiev. «L’Ucraina ha accettato tregue, la Russia no. E intanto i civili continuano a morire», ha concluso Kallas, ricordando che l’Europa sta intensificando gli aiuti, soprattutto in termini di munizioni.
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