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Royal Family

Niente Monopoli, smalto nude obbligatorio: ecco il lato bizzarro della Royal Family

Dal divieto di firmare autografi a quello di mangiare crostacei: ecco le regole più folli imposte ai reali britannici

Niente Monopoli, smalto nude obbligatorio: ecco il lato bizzarro della Royal Family

L’idea romantica del "vissero felici e contenti" ha sempre il sapore di un tè inglese servito con biscotti, porcellana sottile e un principe azzurro con la cravatta perfettamente annodata. Ma prima di fantasticare su un matrimonio reale fareste bene a leggere il protocollo. Sì, perché nella British Royal Family, ogni gesto, parola e accessorio è regolamentato come in un eterno corso di bon ton esasperato. E no, nemmeno la Regina poteva permettersi eccezioni.

Certo, c’è il castello, le carrozze, i gioielli e la possibilità di non dover mai lavare i piatti. Ma anche una serie di regole che renderebbero claustrofobica anche la più devota fan di Bridgerton. Alcune sembrano uscite da una puntata di The Crown, altre da un manuale vittoriano impolverato. Eppure, sono ancora lì, vive e vegete, come i corgi della Regina.

Le regole più assurde (e vere!) della Royal Family

  • Niente Monopoli a Natale. Vietato giocare a giochi da tavolo perché “troppo competitivi”. L’ultima volta che hanno aperto un tabellone, pare che si sia sfiorata la guerra civile tra cugini Windsor.

  • No aglio, no party. L’aglio è bandito da ogni menù reale. Elisabetta lo detestava. E quando la Regina diceva no, era no. Anche l’alito deve essere blue blood.

  • Le gambe? Solo incrociate. Le donne reali non possono accavallare le gambe. È permesso solo l'incrocio a caviglia, la cosiddetta “Duchess Slant”, tanto amata da Kate. Meghan? Beccata più volte a violare questa legge non scritta. Ma ormai si è "autosospesa" dal club.

  • No selfie, no autografi, no social. Niente TikTok per George, niente Instagram per Charlotte. Le foto sono solo istituzionali. E se volete un autografo? Arrangiatevi con un francobollo commemorativo.

  • Dress code medievale. Le principesse non indossano pantaloni (di sera), né minigonne, né smalti colorati. I jeans? Come bestemmiare in cattedrale. Le zeppe? Peggio: la Regina le odiava.

  • Attenzione alla borsa. La borsetta della Regina era una specie di codice Morse: se la spostava da una mano all’altra, significava “questa conversazione è noiosa”; se la poggiava sul tavolo, restavano 5 minuti prima che venissero portati via i piatti.

  • Ritardi di classe. È obbligatorio arrivare tardi: 5-10 minuti per una cena, 15 per un cocktail. Essere puntuali è considerato… poco regale.

  • Niente coccole. Le manifestazioni d'affetto in pubblico sono vietate. Nemmeno una mano nella mano, figuriamoci un bacio. Avete mai visto William e Kate stringersi in metro? Appunto.

  • Mummy e Daddy. Non esistono “mamma” e “papà”. Il lessico familiare prevede Mummy e Daddy, anche se hai 40 anni, una barba folta e tre figli.

  • I bambini non si ammalano. O quasi. George deve portare i pantaloncini corti anche d'inverno, perché “è tradizione”. E se ha freddo? Una coperta di protocollo.

  • Il bagno reale. Vietate le candele profumate, solo saponette, niente carta igienica srotolata verso il basso, e assoluto divieto di lasciare riviste in bella vista. Addio privacy, addio Settimana Enigmistica.

  • Il lutto è sempre dietro l’angolo. Ogni royal deve portare in valigia almeno un completo nero per ogni viaggio. Non si sa mai chi ci lascia le penne, e l’eleganza funebre non può mancare.

In un mondo dove la monarchia ha smesso di comandare ma continua a dettare stile e gossip, i Windsor sono ormai simboli viventi più che persone. Essere reale oggi significa sottostare a un copione scritto secoli fa, dove ogni gesto è coreografato, ogni parola misurata, ogni sorriso strategico. Nessuna libertà, ma tantissimo smalto color… nude.

Insomma, volete ancora sposare un principe? Pensateci bene. Perché dietro ogni bacio da favola c’è una duchessa che non può indossare jeans, mangiare pasta o abbracciare il marito in pubblico.

E il Monopoli? Quello, scordatevelo.

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