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LA CURIOSITà
17 Aprile 2025 - 22:40
Immagine di repertorio
Non è Milano la città più ricca d’Italia, eppure è la capitale economica del Paese. Ma allora chi occupa il primo posto in questa insolita classifica? La risposta sorprende: Portofino, quel piccolo angolo di paradiso ligure, regna ancora una volta come il comune con il reddito medio più alto. Eppure, dietro queste cifre, si nasconde una realtà che sfida la logica.
I dati relativi ai redditi dichiarati nel 2024, per l’anno d’imposta 2023, mostrano una distribuzione della ricchezza che racconta più di una storia. Come riporta QuiFinanza, Portofino, con i suoi 94.505 euro di reddito medio, domina la scena, forte anche della presenza di personaggi vip come Pier Silvio Berlusconi. Accanto a Portofino, spiccano Lajatico, in provincia di Pisa, con 61.980 euro di reddito medio, grazie alla residenza del celebre Andrea Bocelli, e Basiglio, piccolo comune milanese, con 50.807 euro, che beneficia della sua vicinanza alla grande metropoli.
E Milano? La città che porta l’Italia sulle spalle resta comunque in cima tra i grandi centri, con un reddito medio di 38.989 euro. Una cifra che, pur rimanendo alta, non basta a competere con i piccoli comuni esclusivi. A Milano seguono Padova e Parma, ma la vera sorpresa è Roma: pur rimanendo nella top 10, con un reddito medio di poco più di 27.000 euro, si distacca decisamente dal vertice.
Se la geografia della ricchezza in Italia fosse una mappa, la Pianura Padana sarebbe il centro. La Lombardia, con un reddito medio di 29.120 euro, è la regione più ricca, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Al contrario, il Sud Italia continua a registrare valori molto più bassi, con la Calabria in fondo alla classifica, a 18.230 euro.
Ma non tutto è fermo. Nonostante le disuguaglianze regionali, i dati complessivi mostrano segni di crescita. Il reddito totale dichiarato ha raggiunto i 1.027,7 miliardi di euro, con un incremento del 5,9% rispetto all’anno precedente. Eppure, solo lo 0,2% dei contribuenti dichiara redditi superiori ai 300.000 euro, ma questi pochi "paperoni" contribuiscono al 7,1% delle imposte nette totali. Una distribuzione che lascia molto su cui riflettere.
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