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18 Aprile 2025 - 18:45
Stephen King è famoso per aver distrutto il mondo più volte nella sua carriera e per aver spaventato a morte milioni di lettori con le sue opere (basti pensare a "Shining", o "IT" oppure "Carrie"). Ma "The Life of Chuck", novella del 2020, è diversa: non si concentra sulla paura o sul caos, ma sulla bellezza, la malinconia e la gratitudine. E ora, questa storia unica sta per diventare un film diretto da Mike Flanagan, con Tom Hiddleston nel ruolo principale, pronto a sorprendere il pubblico dopo aver commosso il Toronto International Film Festival.
Sì, proprio così. "The Life of Chuck" non è il solito film catastrofico con esplosioni e fughe da disastri naturali. È un viaggio intimo dentro la vita di un uomo qualunque, Chuck Krantz, un contabile apparentemente insignificante, ma misteriosamente collegato alla fine del mondo. Strani cartelloni che celebrano il suo pensionamento iniziano a spuntare ovunque: “39 anni fantastici”. Ma chi è davvero Chuck? E perché la sua esistenza ha un peso così grande sul destino dell’umanità?
Il film è diviso in tre atti raccontati in ordine inverso. Si parte dalla fine del mondo, con il collasso della realtà, ma senza panico: i personaggi reagiscono con introspezione, empatia e persino bellezza. Flanagan descrive il film come “una versione indie di un disaster movie”, dove al posto delle fughe c’è gente che si tiene per mano guardando le stelle.
Poi si passa all’infanzia di Chuck, interpretato da Benjamin Pajak, cresciuto dai nonni (Mia Sara e Mark Hamill), in una casa piena di segreti e rivelazioni ultraterrene. È qui che inizia a formarsi la sua visione del mondo: cercare sempre la luce, anche nel buio.
E nel mezzo? Un sorprendente numero di danza. È il momento in cui Tom Hiddleston entra in scena, in un’esplosione di gioia pura. Un contabile che balla per strada, con la felicità stampata in faccia. Un gesto semplice, ma carico di significato.
"The Life of Chuck" è una riflessione profonda su cosa significhi essere vivi. È un film che parla di connessioni, memorie, rimpianti e piccoli atti di bellezza in un mondo che sembra a pezzi. Secondo Hiddleston, “ci vuole coraggio per aggrapparsi a ciò che è buono quando tutto sembra crollare”.
Flanagan, già autore di "Doctor Sleep" e "Hill House", ha prodotto il film indipendentemente, credendo fortemente nel messaggio. Lo ha letto per la prima volta nel 2020, durante il lockdown, e ne è rimasto folgorato: “Alla fine ero in lacrime, ma sollevato. Ho capito che dovevo portarlo sullo schermo, per me e per i miei figli”.
Anche Stephen King, inizialmente scettico sull’adattabilità della sua storia, ha cambiato idea dopo aver visto il film, definendolo “una macchina della felicità”.
Tra crisi politiche, instabilità globale e disillusioni, "The Life of Chuck" ci ricorda che possiamo ancora trovare magia nei momenti più semplici: una risata, una danza, un ricordo d'infanzia. È una storia che parla al cuore, perfetta per chi cerca qualcosa di diverso, autentico e toccante.
Se amate il cinema che osa, che vi fa riflettere e magari anche piangere con il sorriso sulle labbra, segnatevi questo titolo e aspettate giugno. Non è solo un film: è un abbraccio alla vita.
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