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Cinema
19 Aprile 2025 - 23:30
Nel cielo dell’Adriatico tra le due guerre, un maiale pilota solca le nuvole e si fa beffe dei fascisti. È Marco Pagot, alias Porco Rosso, ex asso dell’aviazione italiana che ha scelto di non essere più umano, trasformato in un suino dopo un'esperienza di premorte. Con il suo idrovolante monoplano Savoia S.21 rosso combatte pirati dell’aria, traffica giustizia e coltiva malinconie. In lui, Hayao Miyazaki proietta un’antieroicità potente, un inno alla libertà individuale che risuona oggi con una forza ancora più necessaria.
In occasione della Festa della Liberazione, il 25 aprile, "Porco Rosso" torna nei cinema italiani grazie a Lucky Red, che da anni cura la diffusione delle opere dello Studio Ghibli in Italia. Una scelta simbolica e densa di significato: in un giorno dedicato alla memoria della resistenza, a chi ha detto no alla dittatura, il ritorno di questo film del 1992 appare quanto mai coerente.
Dietro l’animazione poetica e l’umorismo lieve, "Porco Rosso" è un film profondamente politico. Miyazaki non ha mai nascosto il suo antifascismo, e in quest’opera si fa sentire con più chiarezza che in altre. Il protagonista fugge l’Italia mussoliniana per rifugiarsi in Croazia; il saluto fascista viene ridicolizzato; l’aviazione italiana è corrotta, e i suoi vecchi amici sono o morti o venduti al regime. Ma "Porco Rosso" non urla: sussurra, insinua, emoziona. E con la delicatezza tipica del maestro giapponese, lascia spazio alla riflessione.
C’è la guerra, ma c’è anche la bellezza. Quella delle nuvole, del volo, del mare. C’è Gina, proprietaria d'albergo e cantante dai capelli rossi che vive sospesa tra amori perduti e nuovi silenzi. C’è Fio, giovane ingegnera che incarna il futuro: competente, brillante, tenace. Due donne straordinarie, in un mondo dominato da uomini. E c’è soprattutto lo sguardo romantico e insieme disilluso di Porco, che non combatte per ideali astratti, ma per qualcosa di più concreto e profondo: la libertà di essere sé stesso, anche se questo significa vivere con il muso da maiale.
Il ritorno nelle sale è un’occasione preziosa per vedere (o rivedere) sul grande schermo uno dei film più amati e atipici di Miyazaki. Una pellicola che parla al cuore e alla coscienza, con la leggerezza di un volo e la potenza di un atto di resistenza.
Per il pubblico italiano, poi, "Porco Rosso" ha un valore in più. L’ambientazione tra la Dalmazia e l’Italia, le citazioni storiche, i dialoghi raffinati e pieni di rimandi alla nostra cultura rendono questo film straniero sorprendentemente “nostro”.
In tempi in cui i diritti sembrano nuovamente messi in discussione e la memoria storica rischia di affievolirsi, Porco Rosso torna a volare. Lo fa per ricordare che scegliere da che parte stare non è mai stato facile. E che la libertà, come il cielo, appartiene a chi ha il coraggio di alzarsi in volo, anche da solo, anche controvento.
Il 25 aprile, il consiglio è uno solo: andare al cinema. Sedersi in sala, lasciarsi trasportare dalla musica di Joe Hisaishi, osservare quel monoplano rosso che danza tra le nuvole. E ascoltare le parole che non invecchiano mai: “Meglio porco che fascista.”
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