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L'innovazione e l'intelligenza artificiale

Il Mago di Oz rinasce in formato immersivo grazie all’intelligenza artificiale: il cinema del futuro debutta a Las Vegas

Alla Sphere, l’arena più avveniristica del mondo, Google Cloud e Warner Bros reinventano il classico del 1939 per una nuova esperienza visiva a 360 gradi

Il Mago di Oz rinasce in formato immersivo grazie all’intelligenza artificiale: il cinema del futuro debutta a Las Vegas

Una fiaba senza tempo incontra la tecnologia del futuro. Alla Sphere di Las Vegas, lo spettacolare impianto multimediale noto per il suo LED wall esterno e l’arena immersiva da 20.000 posti, il classico “Il Mago di Oz” si prepara a vivere una seconda giovinezza. Ma non si tratta di una semplice proiezione rimasterizzata: grazie all’intelligenza artificiale e alla collaborazione tra Google Cloud, Sphere Studios, Warner Bros e Magnopus, la pellicola del 1939 viene radicalmente trasformata per diventare una vera e propria esperienza sensoriale.

Il progetto non è solo una celebrazione nostalgica, ma un banco di prova per il cinema del futuro. Portare un film girato con mezzi del secolo scorso su uno schermo da 15.000 metri quadri richiede ben più che una conversione in alta definizione: significa ripensare ogni fotogramma, ricostruire scenari, animare comparse, reinventare il linguaggio visivo.

La prima sfida è stata la qualità dell’immagine. La pellicola originale, pensata per schermi ridotti, non reggerebbe l’impatto visivo su una superficie così imponente. A risolvere il problema è intervenuta l’intelligenza artificiale con tecniche di super-resolution, in grado di aumentare la definizione dei personaggi fino a renderli nitidi anche in dimensioni gigantesche.

Il secondo passo ha riguardato l’ampliamento delle ambientazioni. Dove prima si intravedeva solo un granaio, ora l’IA ricostruisce l’intera fattoria; dove c’era una porta, ora c’è un castello intero. Il sistema genera nuovi elementi coerenti con lo stile originale, espandendo il mondo di Oz ben oltre i limiti della pellicola.

La sfida più complessa, però, è dare vita ai personaggi secondari. In un film classico restano sullo sfondo per pochi secondi, ma nella nuova versione, visibili a 360 gradi, devono muoversi, interagire e rimanere credibili. Un compito arduo per gli artisti digitali e i sistemi di intelligenza artificiale, chiamati a coordinare ogni dettaglio di queste “presenze” virtuali.

Le prime scene mostrate a porte chiuse hanno già lasciato il pubblico senza fiato: il corridoio del castello con soffitti infiniti e la gigantesca testa fluttuante del Mago promettono un’esperienza immersiva fuori scala.

Questo esperimento non è un caso isolato. “Il Mago di Oz” alla Sphere è anche un modello per future esperienze in realtà virtuale. Google Cloud e i suoi partner mirano a portare lo stesso approccio anche nei visori VR, immaginando scenari in cui lo spettatore potrà esplorare luoghi iconici del cinema come le miniere di Moria ne “Il Signore degli Anelli”.

Il sipario sul cinema del futuro è solo all’inizio. E dietro c’è un Mago — o forse un algoritmo — pronto a stupire ancora.

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