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Ambiente

Perchè bisogna mettersi a coltivare l’acqua?

Un’antica tecnica di raccolta idrica torna protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici, rigenerando il suolo e salvando l’acqua

Perchè bisogna mettersi a coltivare l’acqua?

In un’epoca segnata da crisi ambientali sempre più gravi e carenza d’acqua in molte regioni del mondo, alcune comunità riscoprono tecniche tradizionali per affrontare la siccità. Tra queste, la pratica di “piantare l’acqua piovana” rappresenta una soluzione semplice e sostenibile per trattenere l’umidità e rigenerare il suolo.

Questa tecnica, basata su antichi saperi, consiste nel realizzare piccole cavità nel terreno capaci di raccogliere e trattenere l’acqua piovana, permettendole di infiltrarsi lentamente nel sottosuolo. Ciò consente di ricaricare le falde acquifere e migliorare la fertilità del terreno, offrendo una risposta concreta alla crescente desertificazione.

Il principio è ingegnoso nella sua semplicità: modificare leggermente il paesaggio per far sì che l’acqua piovana non si disperda, ma venga assorbita dalla terra. In India, queste piccole strutture sono note come johads, micro-bacini scavati manualmente che rallentano il deflusso dell’acqua e ne favoriscono l’assorbimento nel terreno.

Un esempio emblematico è quello di Rajendra Singh, soprannominato il “Waterman of India”, che ha ripristinato migliaia di corsi d’acqua nella regione del Rajasthan grazie all’impiego di queste tecniche tradizionali. Il suo intervento ha trasformato territori aridi in aree nuovamente fertili, migliorando la vita delle comunità locali.

Oltre a risolvere i problemi legati alla scarsità idrica, piantare l’acqua piovana favorisce la biodiversità, previene l’erosione del suolo e sostiene la crescita spontanea della vegetazione. La terra, più umida e vitale, diventa un ambiente favorevole per alberi e piante, contribuendo alla rinascita degli ecosistemi locali.

In Africa occidentale, gli agricoltori utilizzano i zai, piccole buche riempite di materiale organico che trattengono l’umidità e migliorano la resa dei raccolti anche in condizioni di scarse precipitazioni. Tecniche simili si stanno diffondendo anche in America Latina e in Medio Oriente, grazie alla loro efficacia e al basso impatto ambientale.

In un mondo dove le risorse idriche sono sempre più sotto pressione, recuperare queste conoscenze tradizionali rappresenta un gesto di resilienza. Non si tratta di guardare al passato con nostalgia, ma di adottare pratiche collaudate e adattarle ai contesti attuali per garantire un futuro più equilibrato e sostenibile.

Ogni iniziativa volta a trattenere anche una sola goccia d’acqua può significare nuova vita, per la terra e per chi la abita.

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