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Sanità
01 Maggio 2025 - 14:14
Esprimere la volontà di donare organi è essenziale per garantire che i trapianti salvavita possano avvenire. In Italia, la donazione è disciplinata da norme rigorose e avviene esclusivamente in strutture pubbliche, seguendo criteri chiari e verificabili.
Secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, adottate anche dal nostro Servizio Sanitario Nazionale, il prelievo degli organi può avvenire soltanto dopo che la morte del donatore è stata confermata in modo inequivocabile. Ci sono due modalità riconosciute per accertare il decesso:
Morte cerebrale: quando il cervello ha cessato ogni attività per almeno sei ore, come dimostrato da un elettroencefalogramma. Non si tratta di coma: in questa condizione non esiste possibilità di ripresa.
Morte cardiaca: quando il cuore ha smesso di battere e l’elettrocardiogramma mostra assenza di attività per almeno 20 minuti. In questo caso si parla di donazione a cuore fermo.
L’accertamento della morte viene effettuato da un’équipe di tre medici indipendenti, che non fanno parte del team di cura del paziente né di quello che eseguirà il trapianto. Questi medici sono:
Un legale o dirigente sanitario;
Un anestesista-rianimatore;
Un neurologo o specialista in neurofisiopatologia.
Il processo è monitorato dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) e dai centri regionali, in conformità con la legge. Ogni passaggio è registrato nel Sistema Informativo Trapianti, una rete digitale che garantisce la trasparenza delle operazioni.
La dichiarazione di morte non viene in alcun modo anticipata né influenzata dal fatto che il paziente sia un potenziale donatore. Solo quando la morte è stata certificata nel pieno rispetto delle normative, si può procedere all’espianto.
Sì. In mancanza di una dichiarazione formale, i familiari più prossimi possono decidere se autorizzare la donazione, purché esistano le condizioni cliniche adeguate. Il personale medico fornisce tutte le informazioni necessarie, rispondendo con attenzione a dubbi e domande. È importante sottolineare che in Italia non vi è alcun rischio di pratiche illegali legate al traffico di organi: il sistema è altamente controllato.
Se invece il defunto aveva esplicitamente negato il consenso, tale volontà viene rispettata, anche in caso di disaccordo da parte dei familiari.
Gli organi che si possono prelevare sono:
Cuore
Polmoni
Reni
Fegato
Pancreas
Intestino
I tessuti includono:
Cornee
Valvole cardiache
Tessuto osseo
Cartilagini
Tendini
Cute
Vasi sanguigni
Non esiste un limite di età per donare, purché gli organi e i tessuti siano in buone condizioni. Tuttavia, alcune malattie – come tumori maligni, epatiti o infezioni da HIV – possono rendere impossibile la donazione.
Sì. In vita, una persona può scegliere di donare un rene o una parte del fegato, ma solo a parenti o persone con cui ha legami stretti. Questi atti devono essere gratuiti e volontari. È anche possibile donare il midollo osseo, oltre al sangue e al sangue del cordone ombelicale.
Ogni cittadino maggiorenne può comunicare la propria scelta in vari modi:
Al momento del rinnovo della carta d’identità;
Compilando un modulo presso la ASL;
Iscrivendosi all’Associazione Italiana Donatori di Organi, anche online;
Portando con sé una dichiarazione scritta e firmata (è disponibile un tesserino da stampare).
Qualsiasi decisione – favorevole o contraria – sarà rispettata dai medici. Solo la persona interessata può modificarla in futuro, in piena libertà.
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