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musica e moda

Vestiti da uomo o da donna? Alle leggende del rock non interessa

Il fascino del gender-bending nel rock, tra glamour, provocazione e libertà di stile

Vestiti da uomo o da donna? Alle leggende del rock non interessa

Brian Molko, dei Placebo, in concerto nel 1998

La storia del gender-bending nell'industria musicale inizia dalle donne. Già negli anni Trenta, attrici come Marlene Dietrich e Katharine Hepburn avevano giocato con il guardaroba maschile, indossando eleganti giacche e pantaloni. Negli anni Settanta, poi, i Rolling Stones abbandonarono l’idea del look coordinato per abbracciare uno stile individuale e audace. Keith Richards sfilava in foulard, Mick Jagger calcava il palco con jeans attillatissimi, trucco e completi luccicanti. Un’estetica teatrale che avrebbe influenzato intere generazioni, da Michael Jackson a Justin Timberlake.

L’icona per eccellenza del gender-bending è David Bowie, che con Ziggy Stardust rivoluzionò l’immagine del rock. Tute aderenti, trucco brillante e un’energia androgina che trasformarono il palco in un atto di liberazione. Negli anni Ottanta, Grace Jones e Prince portarono avanti quella lezione, tra sensualità e stravolgimento degli archetipi: Prince, con le sue rouches, i colletti alti e le paillettes, ridefinì il concetto di virilità.

Nel panorama Britpop degli anni Novanta, dominato dalla mascolinità da pub, Brian Molko dei Placebo si è imposto come voce alternativa: trucco marcato, crop top e un’identità di genere fluida. Con la hit “Nancy Boy” del 1997, il gruppo ruppe gli schemi, mescolando glam, punk e ironia queer. Molko ha sempre rivendicato il valore politico del cross-dressing, affermando che la sessualità è una questione di persone, non di genere. Considerato un sex symbol gotico, ha influenzato moda e musica, senza mai rinnegare le sue fragilità. 

Sempre negli anni Novanta, Kurt Cobain fece sua la provocazione: appariva in scena con vestitini a fiori e cappotti leopardati, dimostrando che la durezza del grunge poteva convivere con capi considerati femminili. Artisti come Jared Leto e Ariel Pink hanno poi ripreso questo spirito, mescolando tessuti, stampe e silhouette ambigue, influenzando anche l’alta moda.

Ma quando è il mondo del rap a mettere in discussione l’abbigliamento di genere, il gesto diventa ancora più eclatante. Pharrell Williams unisce sneakers, cappelli oversize e gioielli da passerella con disinvoltura. Kanye West indossa tuniche da donna con naturalezza. Anche Jay Z ha rivendicato un’estetica fluida, mescolando capi femminili e accessori maschili con autorevolezza.

Dal rock al rap, passando per il glam, il gender-bending è diventato molto più che una tendenza: è una forma di espressione, una dichiarazione di libertà. Un felice segno che, ormai, possiamo tutti rubare dal guardaroba di tutti. 

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