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Novità trhiller
04 Maggio 2025 - 10:00
Win è ricco, è come Bruce Wayne senza però indossare il costume di Batman: è un vigilante (o meglio, lo era), o un raddrizzatorti. Uno che sa benissimo che la sua ricchezza può salvarlo anche dalla legge. Un po’ Bruce Wayne, quindi, e un po’ Malko Linge, la spia di De Villiers, cui lo accomuna il piacere per il sesso. Che si concede tramite una chat di appuntamenti riservata agli straricchi. Insomma, Windsor Horne Lockwood III - per gli amici Win - non sembra proprio un personaggio con cui empatizzare, manco simpatizzare. Eppure, ti cattura.
Sarà che al di là degli abiti di sartoria e delle scarpe inglesi fatte a mano, non sopporta le ingiustizie nei confronti dei più deboli, di cui prende spesso le difese. E lo fa con qualunque mezzo lecito… o illecito.
Dopo aver liquidato, non si sa bene perché, un viceallenatore di basket ben più grosso di lui, Win torna a casa per ritrovarsi addosso l’FBI. Il motivo? In un attico di Manhattan è stato ucciso un uomo che nascondeva una sua vecchia valigia e un quadro di inestimabile valore rubato vent’anni prima a suo padre. Una pagina tragica della storia di famiglia, che passa attraverso l’ omicidio di suo zio, il sequestro e lo stupro di sua cugina Patricia, e il giallo di quell’uomo e i suoi amici dell’epoca, tutti attivisti ed estremisti, coinvolti in una strage, cinquant’anni prima.
Un caso spinoso, quello che Harlan Coben ci propone in “Win” (Longanesi, 22 euro, traduzione di Luca Bernardi), uno spin off della sua serie su Myron Bolitar, con un intreccio che nel finale si dipanerà in quel modo inatteso, eppure naturale - la naturalezza degli incastri che si perfezionano, dei particolari che acquistano senso, di ogni pistola di Cechov che finisce per sparare - tipico dei grandi autori di thriller.
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