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Cinema
04 Maggio 2025 - 07:45
Lady Oscar
Un vento di nostalgia soffia su Netflix con l'arrivo di "Berusaiyu no Bara – Le Rose di Versailles", il tanto atteso ritorno di Lady Oscar. Ma questa volta, l'eroina della Rivoluzione Francese non si limita a rivivere le sue avventure in un semplice remake. In un audace esperimento narrativo, il nuovo anime si presenta come un musical, un'operazione che ha suscitato reazioni contrastanti tra i fan di vecchia data e i nuovi spettatori.
La storia di Lady Oscar, creata dalla mangaka Riyoko Ikeda negli anni '70, è ben nota a molti. La sua trasposizione animata, giunta in Italia dieci anni dopo, ha lasciato un segno indelebile nel cuore di intere generazioni. L'annuncio di un nuovo anime dedicato a questa iconica figura ha immediatamente generato un'ondata di entusiasmo, simile a quella vista con il remake di Goldrake. I fan più appassionati hanno cercato di carpire ogni dettaglio possibile, collegandosi con il Giappone per vedere anche solo un fotogramma inedito.
Il 30 aprile, grazie a Netflix, l'Italia ha finalmente potuto accogliere "Berusaiyu no Bara – Le Rose di Versailles". Tuttavia, definirlo un semplice remake sarebbe riduttivo. La produzione, curata dallo studio MAPPA con la regia di Ai Yoshimura e la sceneggiatura di Tomoko Konparu, si distingue per una colonna sonora composta da ben 15 brani cantati. Questo aspetto trasforma di tutto diritto l'anime in un vero e proprio musical, un approccio che ha diviso il pubblico.
Le canzoni, sebbene evocative, sono state utilizzate per risolvere un problema narrativo: condensare un manga di nove volumi o una serie di 40 episodi in soli 113 minuti di film. Questo escamotage, però, non ha convinto tutti. Le reazioni sui social media sono state per lo più critiche, sottolineando come la sintesi abbia sacrificato la profondità emotiva e la complessità dei personaggi, elementi fondamentali della storia originale.
Le differenze nella caratterizzazione dei personaggi e nei momenti chiave della trama, come la diversa dinamica della morte di André, hanno ulteriormente alimentato il dibattito. Mentre le trasposizioni passate, come il musical del Takarazuka Revue del 1974 e il film franco-nipponico del 1979, hanno saputo mantenere intatta l'essenza dell'opera, il nuovo anime sembra faticare a trovare il suo scopo. È un omaggio al cartoon originale o un tentativo di attrarre un pubblico più giovane?
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