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Il turismo e i social

Overtourism e social media: quando un post vale 10.000 turisti

Dalle città d’arte alle montagne, l’Italia affronta un turismo sempre più guidato dai social: tra misure simboliche e nuove strategie digitali, la sfida è ripensare il modo di viaggiare

Overtourism e social media: quando un post vale 10.000 turisti

Con l’arrivo della bella stagione, l’Italia si prepara a una nuova ondata di turisti. Ma insieme ai visitatori, tornano anche i problemi dell’overtourism: sovraffollamento, perdita di identità urbana, tensioni sociali. Monica Bernardi, professoressa di Sociologia dell'Ambiente e del Territorio all'Università di Milano-Bicocca, spiega quali sono i problemi di questo fenomeno.

Nel 2024 Venezia ha introdotto un contributo d’accesso di 5 euro, valido solo in date selezionate. Una misura che – secondo Bernardi – “ha più un valore simbolico che realmente deterrente”, visto che non scalfisce il modello della “città-vetrina”, dove il turista ha la priorità sul residente. Il contributo sarà esteso nel 2025, ma resta una scelta “morbida”, che non tocca gli interessi dell’industria turistica.

Firenze ha adottato azioni più decise: stop ai keybox, obbligo di esporre il Codice Identificativo Nazionale e blocco delle nuove locazioni turistiche brevi nel centro storico. Ma anche qui, il nodo è capire se queste misure saranno sufficienti o solo temporanee.

Oggi, “prima ancora dei corpi, si muovono le immagini”: è il turismo guidato dalla viralità, dove le mete vengono scelte per uno scatto perfetto. L’effetto Instagram” trasforma paesaggi in contenuti e il viaggio in prestazione social. Città e borghi si adeguano, diventando “instagram spot” e alimentando un circolo autoreferenziale.

Casi emblematici: Fujikawaguchiko, in Giappone, che ha installato barriere per nascondere la vista del Monte Fuji, o Hallstatt, in Austria, dove si oscurano i belvedere per ridurre il flusso.

Anche l’Italia ha vissuto episodi simili, come Roccaraso, invasa dopo i post dell’influencer Rita De Crescenzo. I piccoli centri si scoprono vulnerabili a una visibilità improvvisa e non gestita.

Secondo Bernardi, servono interventi sistemici: spostare la tassazione sui soggetti che lucrano dal turismo, coinvolgere media e influencer in una narrazione alternativa, promuovere una Joy of Missing Out”: la gioia di viaggiare con lentezza, fuori dai riflettori, con più rispetto e meno performance.

Perché oggi governare il turismo significa anche governare le immagini, i desideri e i valori che li alimentano. 

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