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Parole della sera

La notte, da sempre rifugio dell’ispirazione

Tra silenzi, luci soffuse e orologi che sembrano rallentare, la notte resta uno dei momenti più fertili per la creatività

La notte, da sempre rifugio dell’ispirazione

Da Kafka a Van Gogh, da Chopin a Bob Dylan, la notte è stata per secoli il tempo prediletto da scrittori, pittori e musicisti. Un tempo sospeso, lontano dalle distrazioni del giorno, in cui l’immaginazione si libera e il pensiero si fa più profondo.

Franz Kafka era solito scrivere dopo mezzanotte, nel silenzio assoluto della casa. Van Gogh, affascinato dall’atmosfera notturna, dipinse Notte stellata guardando fuori dalla finestra del sanatorio in cui era ricoverato. “Penso che la notte sia più viva e più ricca di colori del giorno”, scrisse in una delle sue lettere. E non è un caso se anche nella musica la notte ha sempre occupato un ruolo centrale: Chopin le dedicò intere composizioni, i jazzisti ne fecero una scena, Bob Dylan raccontava di scrivere le sue canzoni migliori quando il mondo dormiva.

Anche la scienza, oggi, ne offre una spiegazione. Diversi studi indicano che nelle ore serali – specialmente per chi ha un ritmo biologico spostato in avanti – l’attività creativa aumenta. L’attenzione si abbassa, le associazioni mentali diventano più fluide, e le idee scorrono con maggiore libertà.

Nel tempo delle agende sempre piene e delle notifiche continue, la notte rimane uno spazio raro: quello in cui rallentare diventa possibile. E, forse proprio per questo, ancora oggi riesce a generare ispirazione.

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