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IA e Tribunali
07 Maggio 2025 - 16:40
L’intelligenza artificiale entra ufficialmente nel mondo del diritto italiano, ma con regole precise e vincoli rigorosi. Il 20 marzo 2025 il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge sull’intelligenza artificiale (Ddl AI), che disciplina l’uso degli algoritmi nel settore giudiziario e forense, allineando la normativa nazionale al Regolamento europeo AI Act (UE 2024/1689).
La legge definisce i limiti dell’impiego dell’AI nelle professioni intellettuali: gli strumenti digitali potranno affiancare il lavoro di avvocati e giudici, ma mai prenderne il posto. Resta centrale il contributo umano, sia nella valutazione che nella responsabilità degli atti. Inoltre, i professionisti sono obbligati a informare i clienti circa l’utilizzo di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, in nome della trasparenza e della fiducia.
Il provvedimento arriva in un momento in cui i primi casi giurisprudenziali stanno già ponendo il problema dell’affidabilità dell’AI. Il 13 marzo 2025, il Tribunale di Firenze ha emesso un’ordinanza che tocca incidentalmente il tema: un avvocato aveva inserito in un atto giudiziario dei riferimenti giuridici generati da ChatGPT, risultati poi completamente inventati. Le cosiddette “allucinazioni” dell’AI, ovvero contenuti fittizi ma presentati come reali, hanno sollevato interrogativi sulla responsabilità professionale e sul rischio di “lite temeraria”.
Il disegno di legge non prevede la nullità automatica degli atti redatti con AI in violazione delle norme: resta la responsabilità piena del professionista che sottoscrive il documento. Le eventuali conseguenze saranno dunque di natura deontologica o disciplinare, e non processuale. Infine, il testo normativo non affronta direttamente la cosiddetta “giustizia predittiva” – l’uso dell’AI per prevedere decisioni o comportamenti giudiziari – ma il tema resta sullo sfondo, pronto ad aprire nuovi scenari e nuove sfide regolatorie.
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