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Lavoro e mobilità professionale
08 Maggio 2025 - 15:45
Cambiare lavoro è una delle sfide più ricorrenti — e spesso più temute — nella vita professionale. C’è chi lo cerca attivamente, a volte in modo compulsivo, e chi invece lo rimanda all’infinito, pur lamentandosi costantemente. Nel primo caso si rischia una forma di irrequietezza cronica, che impedisce di costruire basi solide. Nel secondo, si entra in una paralisi fatta di rimandi e paure, spesso alimentate dal timore di sbagliare.
Secondo la psicoterapeuta Roberta Milanese, «la persona che rimanda per paura di sbagliare può iniziare ad agire solo quando capisce che non decidere è diventato più pericoloso che rischiare». Una ricerca realizzata da GoodHabitz e YouGov nel 2024 rivela che il 40% dei dipendenti italiani ha già intrapreso un percorso di cambiamento, passando da un ruolo all’altro o cambiando completamente settore.
Nel 30% dei casi si tratta di una stanchezza verso ciò che si fa, mentre un altro 25% cerca strade più vicine ai propri talenti e valori. Ma sapere quando e come cambiare rimane la vera questione.
Nel 2025, la Banca Centrale Europea ha proposto una strategia interna per aiutare i propri dipendenti a evolversi senza restare incastrati nello stesso ruolo per anni. Si chiama piano 3-5-8 e nasce per contrastare un fenomeno comune nell’istituzione: il bassissimo tasso di turnover (appena l’1,8%). L'obiettivo: stimolare la crescita professionale senza perdere competenze preziose, in modo strutturato e pianificato. Ma come funziona?
Tre numeri, un ciclo. Il piano 3-5-8 prevede:
In questo modo, ogni otto anni si garantisce un rinnovamento continuo delle competenze, della motivazione e delle prospettive personali, senza dover abbandonare del tutto il proprio ambiente.
La proposta più innovativa? La possibilità di lavorare per tre anni in un’altra istituzione finanziaria internazionale, con la garanzia di rientrare alla BCE alla fine del periodo. Una sorta di “Erasmus del lavoro”, pensato per arricchire le competenze, contaminarsi e tornare con una visione più ampia. Il tutto affiancato da 110 giorni di telelavoro all’anno, per un equilibrio maggiore tra vita privata e carriera.
La BCE ha dimostrato che anche le grandi istituzioni possono favorire il cambiamento interno. Senza fughe né licenziamenti, ma promuovendo mobilità, competenze trasversali e nuovi stimoli.
Un modello che potrebbe ispirare anche il mondo del lavoro italiano, spesso ancora ancorato all’idea che restare sia sinonimo di sicurezza, e cambiare equivalga a tradire.
In conclusione, cambiare lavoro non è sempre la soluzione. Ma restare fermi lo è ancora meno, quando il mondo corre veloce. E forse, il segreto non è scegliere tra restare o andarsene. Ma imparare a muoversi bene, anche restando nello stesso posto.
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