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invecchiamento
09 Maggio 2025 - 20:50
Fonte AIRC
Una sorprendente ricerca pubblicata su Nature Medicine dalla Stanford University ha rivelato che l’invecchiamento non procede gradualmente, ma avviene a ondate. Il nostro corpo subisce tre grandi scosse biologiche legate all’età: 34, 60 e 78 anni, in cui i livelli di numerose proteine nel sangue cambiano improvvisamente. Il team di scienziati ha analizzato il sangue di 4.263 persone tra i 18 e i 95 anni, scoprendo che 373 proteine circolanti possono predire con grande accuratezza l’età biologica di una persona.
Secondo il professor Tony Wyss-Coray, esperto di neurologia alla Stanford University, questi cambiamenti proteici non solo caratterizzano, ma potrebbero anche causare il processo di invecchiamento. L’invecchiamento segue un andamento irregolare, con picchi di cambiamento a 34, 60 e 78 anni, momenti in cui il corpo subisce mutamenti significativi.
Questi salti avvengono perché molte proteine mantengono livelli costanti per anni, per poi subire improvvise variazioni. Questi cambiamenti tendono a concentrarsi in tre fasi:
Giovinezza adulta (34 anni)
Tarda mezza età (60 anni)
Vecchiaia avanzata (78 anni)
I ricercatori hanno costruito un “orologio biologico”, basato su modelli di proteine nel sangue. Il risultato? Questo sistema riesce a predire l’età di un individuo entro un margine di tre anni. Curiosamente, le persone che risultavano biologicamente più giovani rispetto alla loro età reale si sono rivelate più sane e con una maggiore resistenza fisica e cognitiva. Uno dei dataset utilizzati è stato il LonGenity study, un registro di Ashkenazi ebrei eccezionalmente longevi, che ha fornito campioni di sangue di persone fino a 95 anni.
Uno degli aspetti più sorprendenti dello studio riguarda le differenze di genere nell’invecchiamento. Su 1.379 proteine individuate, ben 895 si sono rivelate più predittive per un sesso rispetto all’altro. Secondo Wyss-Coray, questa scoperta rafforza la necessità di includere più donne nelle sperimentazioni cliniche, un obiettivo promosso dal National Institutes of Health dal 2016. L’applicazione clinica di questa scoperta potrebbe arrivare tra qualche anno, con potenziali implicazioni per la prevenzione di malattie legate all’età, come Alzheimer e problemi cardiovascolari.
In futuro, questi biomarcatori potrebbero essere usati per:
Individuare persone che invecchiano rapidamente, prevenendo malattie.
Trovare terapie (farmaci o alimenti) che rallentano il processo di invecchiamento.
Testare gli effetti di farmaci, identificando possibili rischi di accelerazione dell’età biologica.
Mentre potrebbe sembrare che servano grandi quantità di sangue, in realtà basta una sola goccia per leggere le 373 proteine chiave. Sorprendentemente, solo 9 proteine sono necessarie per ottenere una previsione accurata. Con tecniche di machine learning, si potrebbe creare un test efficace basato esclusivamente su queste poche proteine.
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