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Politica Internazionale
13 Maggio 2025 - 21:45
Donald Trump ha appena ricevuto uno dei regali più sfarzosi della storia della diplomazia moderna: un Boeing 747-8i extralusso, dono personale della famiglia reale del Qatar. Una dimostrazione di alleanza, certo, ma anche uno schiaffo dorato a ogni protocollo di sobrietà istituzionale. E dire che dovrebbe essere l’Air Force One del suo secondo mandato. Peccato che i lavori siano ancora in corso e non verranno completati prima del 2028, anno in cui — salvo miracoli costituzionali — Trump lascerà la Casa Bianca.
COSA C’È A BORDO? UNA REPLICA DEL TRUMP TOWER… A 10MILA METRI DI QUOTA
C'è chi sogna un aereo privato. E poi c'è Trump, che riceve una reggia con le ali. L’interno del jet, attualmente in un hangar in Texas, sembra più un hotel a sette stelle che un mezzo di trasporto presidenziale:
Undici bagni, sì, 11.
Cinque cucine.
Quaranta televisori, uno ogni due metri quadrati.
Finiture dorate ovunque.
Pannelli di legno pregiato, persino sui gradini della scala interna.
A completare il tutto, una camera padronale, una per gli ospiti, cinque lounge, connessione internet e diretta tv ovunque. Il velivolo può trasportare 90 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio. Più che un aereo, un’utopia volante del lusso made in Trump.
Commissionato nel 2018 e inizialmente pensato per essere operativo in sei anni, il progetto si è trasformato in una corsa ad ostacoli tra costi fuori controllo e ritardi su ritardi. Ora è L3Harris — colosso degli appalti militari USA — ad avere in mano la trasformazione finale: dotare il Boeing di tutti i sistemi di comunicazione, difesa e sicurezza richiesti da un Air Force One. Un’operazione da centinaia di milioni di dollari, che richiederà ancora anni. Trump, ovviamente, lo ha già ispezionato. Ma dovrà mettersi il cuore in pace: non decollerà con lui a bordo prima della fine del suo mandato.
Attenzione, però. Questo regalo non è solo una trovata kitsch da “The Apprentice - Oval Office edition”. È un chiaro segnale geopolitico. Il Qatar si piazza come partner privilegiato dell’America trumpiana, offrendo ospitalità, investimenti e ora anche… il jet presidenziale. Trump, a sua volta, lo ripaga con una visita ufficiale — domani sarà a Doha — nel contesto del suo tour mediorientale, che ha già toccato Riyad e lo porterà negli Emirati.
Finita la presidenza, il Boeing non finirà in un museo dell’aviazione, ma resterà in casa Trump. Destinazione: Trump Presidential Library Foundation, dove verrà probabilmente trasformato nell’ennesimo monumento all’ego del tycoon. D’altronde, in una nazione dove la politica si fa anche a colpi di scenografia, non è un jet, è un messaggio.
L’Air Force One qatariota per Trump è tutto tranne che un semplice mezzo di trasporto. È un simbolo di potere, vanità e diplomazia personalizzata. Ma anche la metafora perfetta della nuova politica-spettacolo, dove l’apparenza è sostanza, e dove persino un Boeing può diventare un’arma di narrazione.
Il cielo, per ora, può aspettare. Ma Trump no.
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