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Economia&ambiente
15 Maggio 2025 - 12:35
Nei primi tre mesi del 2025, la Cina ha ridotto le sue emissioni di anidride carbonica dell'1,6%, nonostante un aumento del consumo energetico del 2,5%. A rivelarlo è un’analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), che evidenzia il ruolo chiave degli investimenti nelle fonti rinnovabili nel raggiungere questo risultato, considerato una pietra miliare nella transizione energetica del Paese.
Nel periodo tra marzo 2024 e marzo 2025, le emissioni di CO₂ sono calate dell'1%. La Cina aveva già registrato diminuzioni in passato, ma principalmente a causa della frenata della domanda, come durante la crisi Covid. Stavolta, il potenziamento degli impianti eolici, solari e nucleari ha permesso di contenere le emissioni, pur in un contesto di espansione economica.
Con oltre 12 miliardi di tonnellate di CO₂ emesse all’anno, la Cina è di gran lunga il maggiore produttore di emissioni globali, ma il dato va interpretato considerando la sua popolazione superiore al miliardo e il suo ruolo di centro manifatturiero mondiale. Se si analizzano le emissioni pro capite, i livelli più alti si registrano in Arabia Saudita, Stati Uniti, Russia e Canada. Gli USA, ad esempio, producono oltre 14 tonnellate di CO₂ per abitante, mentre la Cina si ferma a 8,8 tonnellate (contro le 5,4 tonnellate italiane).
Da anni, il governo cinese ha integrato nelle sue pianificazioni industriali lo sviluppo delle energie rinnovabili e delle tecnologie per la produzione. Nel 2024, la Cina ha investito oltre 400 miliardi di dollari in questo settore, una cifra più che doppia rispetto agli investimenti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
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