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Sapori & Ricetta
16 Maggio 2025 - 20:10
A Torino, dove il grissino è una vera istituzione, non poteva mancare un piatto che ne celebrasse tutto il valore gastronomico. Si chiama Grissinopoli, ma non è una città — è una cotoletta! Una versione torinese del classico secondo piatto, con una particolarità che la rende unica: la panatura non è fatta con il solito pangrattato, bensì con grissini stirati, rigorosamente locali, sbriciolati finemente per ottenere una crosta dorata, fragrante e dal sapore inconfondibile.
Sul nome “Grissinopoli” si sa che fu coniato dallo scrittore Emilio Salgari, nato a Verona ma adottato da Torino. Sebbene il nome abbia un’origine letteraria e cronachistica piuttosto che gastronomica, è certo che Salgari usò questo termine con una vena ironica per descrivere la città, senza però rinnegare la popolarità dei grissini all’inizio del Novecento. Il famoso autore, padre di personaggi esotici come Sandokan, non aveva viaggiato molto ma trovava ispirazione nei libri. La sua definizione di Torino come “Grissinopoli” alludeva forse anche al carattere un po’ provinciale e ai problemi quotidiani di una città presa dai debiti e dalle difficoltà familiari. Morì tragicamente nel 1911, eppure il suo soprannome è stato poi legato a questo piatto iconico, che ha conosciuto il suo picco di successo fino agli anni Settanta.
Dopo un periodo di oblio, dovuto alle nuove tendenze culinarie e alla nouvelle cuisine, la Grissinopoli era quasi sparita dalle tavole, sostituita da piatti più innovativi. Rari sono stati i ristoranti che l’hanno mantenuta in carta, come il bistrot Carlo & Camillo dove lo chef Fabrizio Tesse ne proponeva una versione raffinata. Oggi però, come spesso accade nella storia della cucina, la Grissinopoli sta vivendo una riscoperta in diversi locali torinesi.
Per assaporare questo piatto, vale la pena visitare il Ristorante San Giors, uno dei più antichi della città, situato vicino al mercato di Porta Palazzo e al famoso mercatino del Balon. Qui lo chef Giulio Carlo Ferrero ha riportato la Grissinopoli in menu, offrendo un’esperienza autentica di cucina piemontese, accompagnata da contorni di verdure saltate e un ambiente ricco di atmosfera, tra specchi, boiserie e tavoli in legno.
Ecco gli ingredienti principali della ricetta tradizionale:
200 g di sottofiletto di Fassona
200 g di grissini rubatà
30 g di nocciola gentile piemontese
1 tuorlo d’uovo
Olio d’oliva q.b.
Per preparare la Grissinopoli, si sceglie la carne di Fassona, rinomata razza piemontese, apprezzata per la sua tenerezza e magrezza. Il sottofiletto è una delle parti più pregiate, grazie alla sua morbidezza e al sapore delicato. La prima panatura prevede un mix di pane ottenuto dai grissini rubatà sbriciolati (100 g) e nocciole gentili finemente tritate. I grissini rubatà, più rustici e croccanti, si combinano perfettamente con le nocciole, note per il loro aroma distintivo.
Dopo questa prima impanatura, la carne viene immersa nel tuorlo d’uovo per permettere una migliore adesione della seconda panatura, che utilizza altri 100 g di grissini rubatà sbriciolati grossolanamente. Questo doppio passaggio dona al piatto una croccantezza fuori dal comune e una consistenza rustica. La cotoletta viene infine fritta in olio d’oliva, una scelta che conferisce leggerezza e un tocco mediterraneo rispetto al più tradizionale burro.
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