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'Glee' compie 16 anni e il suo impatto sulla TV adolescenziale è ancora evidente nonostante le sue 'maledizioni'

Un fenomeno rivoluzionario tra successi musicali e ombre tragiche

'Glee' compie 16 anni e il suo impatto sulla TV adolescenziale è ancora evidente nonostante le sue 'maledizioni'

Sedici anni fa, il 19 maggio 2009, Glee debuttava sugli schermi americani e cambiava per sempre il volto della televisione adolescenziale. Nata da un’idea di Ryan Murphy, la serie musicale della Fox mescolava elementi da teen drama, commedia satirica e show musicale, puntando su un gruppo di outsider del liceo William McKinley che trovavano nella musica un modo per resistere, esprimersi e reinventarsi.

Un inno alla diversità, all’inclusività e all’accettazione, Glee è diventata un fenomeno globale. Ma il suo lascito non è fatto solo di cover indimenticabili e di messaggi ispiratori. Attorno al cast, negli anni, si è avvolta una strana e tragica aura: quella che i fan chiamano la “maledizione di Glee”.

Un fenomeno che ha rotto gli schemi

Quando Glee arrivò in TV, il mondo non era pronto. Prima di Glee, i musical in prima serata erano scomparsi, relegati al cinema o a produzioni teatrali. Ryan Murphy, invece, osò: mescolò il musical alle dinamiche liceali, creando una serie in grado di parlare – a volte con ironia tagliente, a volte con dramma sincero – di bullismo, identità sessuale, disabilità, discriminazione e disagio mentale.

Il risultato? Un successo clamoroso. Con hit settimanali che scalavano le classifiche di iTunes e un seguito di fan devoti in tutto il mondo, Glee divenne una piattaforma per il talento, e un trampolino per artisti come Lea Michele, Darren Criss e Amber Riley. Più che una semplice serie TV, Glee fu un movimento culturale, capace di ispirare generazioni di giovani a essere se stessi, qualunque cosa ciò volesse dire.

La “maledizione di Glee”: tra scandali e tragedie

Ma con il tempo, l’immagine luminosa dello show ha cominciato ad oscurarsi. Il cast della serie è stato segnato da una serie di lutti e scandali che hanno dato vita alla leggenda nera della "maledizione di Glee":

  • Cory Monteith, interprete dell’amato Finn Hudson, morì nel 2013 a soli 31 anni per un’overdose di eroina e alcol. Il suo decesso fu un colpo durissimo per i fan e per la co-protagonista (e compagna nella vita) Lea Michele, la quale, insieme all'intero cast e la produzione, dedicarono completamente a lui un episodio della serie.

  • Mark Salling, che nella serie interpretava Noah “Puck” Puckerman, si tolse la vita nel 2018 a 35 anni, dopo essere stato accusato e poi condannato per possesso di materiale pedopornografico. Un caso che scosse profondamente l’immagine pubblica dello show.

  • Naya Rivera, che interpretava la coraggiosa e carismatica Santana Lopez, annegò nel 2020 in circostanze tragiche, durante una gita in barca con il figlio. Aveva solo 33 anni. La sua morte suscitò un’enorme ondata di commozione e di tributi da parte di colleghi e fan, in particolar modo da Heather Morris, interprete di Brittany Pierce, compagna di Santana.

A questi eventi si aggiungono fratture interne, liti tra membri del cast (alcune molto pubbliche, come quelle tra Lea Michele e altri attori), e accuse di comportamenti tossici dietro le quinte, sollevate soprattutto dopo la fine della serie e in documentari.

Eredità dirompente, nonostante tutto

Nonostante il velo tragico che ha avvolto il post-Glee, l’impatto culturale della serie resta enorme. È difficile immaginare oggi show come Euphoria, Sex Education o Heartstopper senza il terreno spianato da Glee. Anche musical come Pitch Perfect o la rinascita dei revival musicali in TV devono qualcosa a quel primo episodio andato in onda sedici anni fa. Glee ha mostrato che il canto poteva essere più che intrattenimento: poteva essere un’arma per resistere, sognare, cambiare.

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