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Cannavacciuolo dice addio a “Cucine da incubo”: “Ma ho la testa di un ventenne, non mi fermo mai”

Lo chef stellato lascia la tv ma rilancia sul valore dell’esperienza gastronomica

Cannavacciuolo dice addio a “Cucine da incubo”: “Ma ho la testa di un ventenne, non mi fermo mai”

Domenica 18 maggio è andata in onda l’ultima puntata della storica trasmissione “Cucine da incubo”, il programma che ha visto protagonista per anni Antonino Cannavacciuolo alle prese con ristoranti in crisi in tutta Italia. Un addio che segna la fine di un importante programma, ma non certo la fine della corsa dello chef campano, come lui stesso racconta in un’intervista rilasciata a Gambero Rosso. “La mia vita è ancora in divenire, oggi ti dico basta e domani mi vedi su un cavallo. Ho cinquant’anni ma la testa di un ventenne. E ho sempre le mani in pasta”, dice Cannavacciuolo, che nel frattempo lavora già ai panettoni per Natale nel suo nuovo laboratorio da 2500 metri quadri. E precisa: “Se ci metto il nome su un prodotto, lo faccio io. Certo, usciamo un po’ carucci, ma io non posso vendere il mio panettone a meno di 35-40 euro, con 400 grammi di burro francese. Come fai a far pagare un panettone 5 o 6 euro? Che ci metti dentro?”.

Un discorso che tocca un punto caldo del dibattito culinario contemporaneo: il valore della qualità e il costo reale della materia prima. “Noi tutti facciamo i fenomeni, però tu da me pretendi il migliore scampo che c’è, e un chilo di scampi di prima categoria, che sono tre, a me costa 70 euro, e poi non accetti che il mio menu costi 200 euro. C’è molta ipocrisia”.

Per Cannavacciuolo il vero costo di un piatto non si misura solo dagli ingredienti, ma dall’intera esperienza. “Io quando parlo di soldi non parlo mai di che cos’è nel piatto, ma di tutto quello che ci gira attorno. Le persone che ti accolgono fin dal parcheggio, che non ti fanno mancare l’acqua, le tovaglie stirate, i fiori che mi costano 3.500 euro a settimana. Ho una sala con quattro tavoli, ma potrei mettercene otto. Poi però qualcuno si lamenterebbe perché sta stretto. Se non puoi capire l’esperienza è inutile parlarne”.

A margine, anche un pensiero sui giovani e il valore della cultura gastronomica: “In Italia i ragazzi fanno le aste online per aggiudicarsi delle scarpe da ginnastica a 560 euro. Io ai miei dico: ma quei soldi perché non li spendete per andare da Cracco, piuttosto, che così imparate qualcosa? Alla fine nella vita ti ricordi i viaggi che hai fatto, i grandi posti dove hai mangiato, mica i telefoni e le macchine che hai avuto!”.

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