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22 Maggio 2025 - 07:00
C’era una volta un uomo che nacque vecchio e ringiovanì fino a sparire. Era il 22 maggio del 1922 quando The Curious Case of Benjamin Button, il racconto firmato da F. Scott Fitzgerald, vide la luce per la prima volta tra le pagine patinate della popolare rivista americana Collier’s Weekly. Un debutto che fece discutere il pubblico e la critica, tra stupore, perplessità e un pizzico di scandalo.
Il racconto, ambientato a Baltimora, segue la vita del protagonista Benjamin, nato nel corpo di un uomo settantenne e condannato a ringiovanire col passare del tempo, fino a tornare infante e, infine, svanire nel nulla. Una parabola inversa dell’esistenza, surreale e malinconica, che Fitzgerald scrisse con l’intento (non del tutto velato) di provocare.
Secondo lo stesso Fitzgerald, l’idea nacque da un commento ironico di Mark Twain, che aveva osservato come sarebbe stato più sensato “nascere vecchi e saggi e morire giovani e spensierati”. Da lì, l’autore de Il Grande Gatsby immaginò una vita al contrario, con tutto il carico di straniamento, rifiuto sociale e strani privilegi che ciò avrebbe comportato.
Nonostante lo stile brillante e la struttura perfettamente coerente, Benjamin Button non fu subito accolto con entusiasmo. L’editore Scribner lo pubblicò poi nell’antologia Tales of the Jazz Age (1922), ma secondo alcuni biografi Fitzgerald stesso giudicava la storia come un “esercizio di stile”, piuttosto che un’opera emotivamente coinvolgente.
F. Scott Fitzgerald
All’epoca, Collier’s Weekly era una delle più autorevoli riviste americane di narrativa popolare. Pubblicava racconti, reportage e illustrazioni, raggiungendo un vastissimo pubblico. La pubblicazione di Benjamin Button in quelle pagine offrì a Fitzgerald – già autore di successo dopo This Side of Paradise – un’enorme visibilità, ma anche critiche per la natura paradossale del soggetto.
L'America del primo dopoguerra si affacciava agli anni ruggenti con voglia di dimenticare gli orrori del conflitto e abbracciare il modernismo, eppure il racconto di una vita capovolta sembrava troppo bizzarro per alcuni lettori dell’epoca, incapaci di leggerlo come una riflessione satirica sul tempo, la società e le convenzioni.
Brad Pitt nel ruolo di Benjamin Button nel film del 2008:
Per decenni, The Curious Case of Benjamin Button restò un testo di culto solo per gli appassionati di Fitzgerald. Fu riportato alla ribalta internazionale nel 2008 grazie al film omonimo diretto da David Fincher e interpretato da Brad Pitt e Cate Blanchett. La pellicola vinse tre premi Oscar e rilesse liberamente il racconto originale, mantenendone però il nucleo poetico: l’ineluttabilità del tempo e il paradosso della memoria.
Oggi, a oltre un secolo dalla sua prima pubblicazione, Benjamin Button è considerato uno dei racconti più celebri di Fitzgerald. Una favola malinconica, che unisce umorismo nero e riflessione filosofica, e che continua a parlarci della condizione umana con una delicatezza affilata.
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