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Il ritorno di Napster: Infinite Reality si trasforma nel leggendario marchio musicale

La start-up cambia nome e punta a rilanciare il brand storico, ma gli investitori restano in attesa

Il ritorno di Napster: Infinite Reality si trasforma nel leggendario marchio musicale

Il 15 maggio la start-up con sede in Florida Infinite Reality ha annunciato durante una riunione privata con alcuni dei suoi 1.500 azionisti un importante cambio di rotta: la società ha deciso di assumere il nome Napster Corporation, in omaggio al celebre servizio di condivisione musicale peer-to-peer fondato nel 1999 da Sean Parker ex presidente di Facebook.

Napster, una volta rivoluzionario nel panorama musicale con circa 75 milioni di utenti, è fallito nel 2002 a causa di cause legali per violazioni di copyright. Successivamente il marchio è passato attraverso diverse acquisizioni, inclusi Roxio e Best Buy, fino a essere rilanciato come concorrente di Spotify, che però ora si trova in calo rispetto ad altre app musicali, secondo dati recenti di Data.AI.

Nel marzo scorso, Infinite Reality ha rilevato Napster per 207 milioni di dollari, acquisendo anche un debito di oltre 56 milioni in diritti d’autore non saldati. Contestualmente, il CEO di Napster, Jonathan Vlassopulos, si è dimesso, mentre Infinite Reality ha annunciato un cambio di identità e una nuova missione come fornitore di “esperienze digitali alimentate dall’intelligenza artificiale”. Durante la stessa telefonata, la società ha comunicato agli azionisti un’opportunità di liquidità: grazie a un investitore anonimo, le azioni potrebbero essere rivendute da giugno a 20 dollari ciascuna (al lordo delle commissioni). Questa valutazione implica una capitalizzazione superiore a 18 miliardi di dollari, oltre 240 volte il fatturato dell’anno precedente, pari a 75 milioni di dollari.

Non si tratta però del primo cambio di nome e strategia per questa realtà. Nel 2019, John Acunto e altri investitori avevano rilevato il social media fallito Tsu, ribattezzato Display Social, che ha prodotto solo 150.000 dollari di ricavi in tre anni. Nel 2022, la società è stata riorganizzata e ampliata con l’acquisizione di Thunder Studios e Infinite Metaverse per 235 milioni di dollari, iniziando una serie di acquisizioni che hanno fatto salire la valutazione aziendale.

Nonostante le numerose promesse di offrire liquidità agli investitori dal 2022, fino a oggi nessuna transazione concreta si è materializzata. La società ha tentato di quotarsi in borsa tramite fusione inversa, senza successo, e ha fallito anche un accordo SPAC, culminato con una causa per una presunta tassa di rescissione non pagata. A gennaio, dopo aver annunciato un finanziamento di 3 miliardi di dollari da un investitore anonimo, è stata aperta una vendita secondaria di azioni attraverso il Nasdaq Private Market, piattaforma dedicata agli scambi di titoli di società private. Tuttavia, la pagina dedicata a Infinite Reality è stata successivamente rimossa e l’accordo interrotto.

L’investitore anonimo, rappresentato dalla società di brokeraggio Cova Capital, ha promesso agli azionisti la possibilità di vendere le azioni in una transazione multimiliardaria, ma Cova stessa è stata recentemente sanzionata dalla Financial Industry Regulatory Authority per non aver effettuato una adeguata due diligence sulle vendite di azioni private a investitori al dettaglio. Molti investitori, attratti dalla promessa di grandi guadagni e dalla narrativa aziendale, hanno versato ingenti somme, spesso senza una solida esperienza nel settore delle startup tecnologiche. Diverse cause legali sono state avviate per mancati rimborsi relativi a prestiti convertibili.

Nonostante le rassicurazioni del management circa la creazione di valore per gli azionisti, numerosi azionisti lamentano la difficoltà di vendere le proprie quote a prezzi congrui. Alcuni broker riferiscono l’impossibilità di trovare acquirenti disposti a pagare anche una frazione dei valori annunciati. Nel corso dell’ultimo anno, la società ha aggiornato più volte la propria strategia, ma resta aperto il nodo della reale capacità di trasformare in liquidità le azioni detenute dagli investitori, molti dei quali restano in attesa da mesi o anni.

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