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Cannes 2025

Chi è Jafar Panahi, il regista iraniano che sfida il regime e vince la Palma d'Oro

Una breve biografia sul cineasta di 'It Was Just an Accident'

Chi è Jafar Panahi, il regista iraniano che sfida il regime e vince la Palma d'Oro

Il cinema come atto di resistenza. È questa la cifra distintiva di Jafar Panahi, uno dei cineasti più influenti del cinema contemporaneo. A Cannes 2025, il suo nome è tornato a risuonare tra applausi e riconoscimenti: un trionfo non solo artistico, ma anche politico, in un’epoca in cui la libertà di espressione è ancora sotto attacco.

Le origini e l’inizio nel cinema

Nato il 11 luglio 1960 a Mianeh, in Iran, Jafar Panahi cresce in una famiglia modesta e scopre presto l’amore per la scrittura e il cinema. Dopo aver completato il servizio militare girando documentari per l’esercito, studia regia all'Università di Teheran. Il suo primo importante contatto con il grande schermo avviene lavorando come assistente alla regia di Abbas Kiarostami nel film Sotto gli ulivi (1994). Questo incontro segnerà profondamente la sua estetica cinematografica, improntata a uno stile minimalista, realistico, attento al quotidiano e alla condizione umana.

Il successo con Il palloncino bianco

Panahi esordisce alla regia con Il palloncino bianco (1995), scritto da Kiarostami. Il film racconta la semplice ma intensa avventura di una bambina in cerca di un pesce rosso per il capodanno persiano. L’opera vince la Caméra d'Or al Festival di Cannes, proiettando Panahi nel panorama internazionale. Il suo sguardo, delicato ma critico, comincia a farsi notare per la capacità di raccontare le contraddizioni dell’Iran contemporaneo.

Un cinema tra realtà e censura

Con film come Lo specchio (1997), Il cerchio (2000) e Oro rosso (2003), Panahi affronta temi scomodi come la condizione femminile, l’ingiustizia sociale, la repressione politica. I suoi film sono spesso censurati in patria ma celebrati all’estero, premiati nei festival di Venezia, Berlino e Locarno. Nel 2010, il regime iraniano lo arresta con l’accusa di propaganda contro il governo. Gli viene proibito di girare film, viaggiare o rilasciare interviste per 20 anni.

Il cinema clandestino

In barba al divieto, Panahi continua a realizzare film in segreto. This Is Not a Film (2011), girato nel suo appartamento con un iPhone e una videocamera digitale, viene fatto uscire clandestinamente dall’Iran su una chiavetta USB nascosta in una torta. Il film viene presentato a Cannes ed è un atto di ribellione che diventa simbolo mondiale della resistenza artistica.

Seguono Taxi Teheran (2015), vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino, e Tre volti (2018), che si aggiudica il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes. Entrambi i film confermano il talento di Panahi nel trasformare la limitazione in creatività, in bilico tra realtà e finzione.

L'arresto nel 2022 e la liberazione

Nel luglio 2022, Panahi viene nuovamente arrestato dopo essersi presentato alle autorità per chiedere notizie di due colleghi imprigionati. La condanna a sei anni di carcere genera un’ondata di proteste internazionali. Ma il regista non si arrende: a febbraio 2023, Panahi viene rilasciato su cauzione dopo uno sciopero della fame e l’intervento di numerosi attivisti e intellettuali.

Il ritorno a Cannes 2025

Nel 2025, Jafar Panahi sorprende tutti tornando a Cannes con It Was Just an Accident, un film realizzato in segreto tra Iran e Turchia, dove aveva trovato rifugio temporaneo. L’opera – un dramma intimo e politico – racconta la storia di una  coppia che investe accidentalmente un cane e viene travolto dalle conseguenze morali del gesto. Il confine tra colpa e innocenza, volontà e destino, verità e propaganda, diventa il centro di una riflessione che rispecchia la stessa condizione del regista.

Il film è acclamato dalla critica e ottiene la Palma d'Oro riportando Panahi sotto i riflettori internazionali, nonostante le autorità iraniane abbiano cercato di ostacolarne la distribuzione.

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