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Lavoro & crisi
26 Maggio 2025 - 19:10
Una recente indagine condotta in Estonia ha messo in discussione un vecchio mito: quello secondo cui soldi e status sociale garantirebbero una vita felice. Lo studio, basato su un ampio campione di oltre 59.000 lavoratori impegnati in 263 professioni diverse, rivela che i fattori più determinanti per il benessere personale e professionale non sono legati né al reddito né al prestigio del ruolo svolto.
Analizzando i dati, gli studiosi hanno scoperto che le persone più soddisfatte della propria esistenza svolgono occupazioni che spesso non godono di grande notorietà o remunerazioni elevate. In cima alla classifica della soddisfazione personale si trovano i religiosi, seguiti da lattonieri e lavoratori autonomi. Più in basso ma comunque tra i più appagati compaiono anche psicologi, operatori sanitari e massaggiatori.
Quando si analizza la felicità specificamente legata al lavoro, emergono altre figure interessanti: dentisti, ostetrici e parrucchieri risultano particolarmente gratificati, così come scrittori, sviluppatori di software e, ancora una volta, professionisti religiosi. In fondo alla lista, invece, troviamo operatori della sicurezza, addetti alla cucina, camerieri, postini, macellai e istruttori di guida.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata su PsyArXiv Preprints (e non ancora sottoposta a peer review), ciò che realmente incide sulla soddisfazione non è lo status sociale del lavoro svolto. «Abbiamo osservato solo una debole correlazione tra il prestigio di un'occupazione e il livello di soddisfazione», spiega Kätlin Anni, tra le principali ricercatrici dello studio. In altre parole, lavori comunemente percepiti come “umili” possono rivelarsi tra i più gratificanti.
Uno dei fattori più rilevanti che mina la felicità dei lavoratori è lo stress, spesso legato a ruoli di alto livello con grandi responsabilità. Non sorprende quindi che manager e dirigenti aziendali, nonostante lo stipendio elevato, risultino tra i meno soddisfatti. Al contrario, chi gestisce autonomamente la propria attività gode di maggiore libertà e, spesso, di una qualità della vita migliore.
La ricercatrice Anni invita comunque alla cautela: il contesto culturale estone potrebbe aver influenzato le risposte, e i risultati non vanno estesi automaticamente ad altri Paesi. Tuttavia, lo studio apre una riflessione valida ovunque: la realizzazione personale e il benessere non sempre passano dal conto in banca o dal titolo sul biglietto da visita.
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