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Musica
26 Maggio 2025 - 11:55
David Bowie
Gli anni Settanta sono stati il laboratorio esplosivo della musica moderna. Un’epoca in cui il rock non era solo un genere, ma un linguaggio universale capace di plasmare mode, culture e generazioni. Dai riff granitici dell’hard rock alle visionarie suite del progressive, passando per i primi segnali del punk e della disco, il decennio ha visto la nascita di colossi come Led Zeppelin, Pink Floyd, The Rolling Stones, The Who, Genesis, Black Sabbath e molti altri.
Ma tra tutti, secondo Pitchfork – una delle voci più autorevoli nel mondo della critica musicale – c’è una canzone che più di ogni altra rappresenta la vetta creativa degli anni Settanta. Ed è “Life on Mars?” di David Bowie.
Pubblicato nel 1971, incluso nell’album Hunky Dory, questo brano non è solo una canzone, ma un manifesto. Secondo la redazione di Pitchfork, “Life on Mars?” è un ponte tra la dancehall britannica e il rock’n’roll, tra Judy Garland e i Beatles, tra l’innocenza del passato e l’utopismo del futuro”.
È un brano che racconta la confusione dell’epoca, ma lo fa con uno sguardo avanti, capace di immaginare nuovi mondi.
Chi si aspettava un trionfo dei classici immortali del rock potrebbe essere rimasto sorpreso. Pitchfork ha incluso tutti i grandi nomi nella sua monumentale classifica delle 200 canzoni più importanti degli anni Settanta – da “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin a “Comfortably Numb” dei Pink Floyd – ma ha voluto premiare il brano che, più di ogni altro, ha saputo rompere le barriere tra i generi e rimescolare le regole della musica popolare.
Subito dopo il capolavoro del Duca Bianco troviamo Michael Jackson con “Don’t Stop ’Til You Get Enough”, il brano che ha segnato la sua transizione da prodigio dei Jackson 5 a icona solista. Al terzo posto c’è Marvin Gaye con “What’s Going On”, una denuncia sociale in forma soul, ancora oggi di grande attualità.
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