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Giappone, stop ai nomi “scintillanti”: entra in vigore il divieto delle pronunce fantasiose per i bambini

Una nuova norma limita l’uso creativo dei kanji nei nomi propri: da oggi non sarà più possibile registrare letture troppo eccentriche o ispirate alla cultura pop, come “Pikachu” o “Akuma”

Giappone, stop ai nomi “scintillanti”: entra in vigore il divieto delle pronunce fantasiose per i bambini

In Giappone è entrato in vigore, da lunedì, un nuovo regolamento che punta a porre un freno alla tendenza, ormai molto diffusa negli ultimi decenni, di assegnare ai figli nomi con pronunce altamente creative e spesso scollegate dai significati tradizionali dei caratteri utilizzati. La pratica, conosciuta come kira-kira names (cioè “scintillanti”, per indicare quanto brillino di originalità), aveva portato a casi estremi in cui bambini venivano chiamati con nomi ispirati alla cultura pop o con significati discutibili.

In Giappone i nomi sono scritti utilizzando i kanji, ideogrammi di origine cinese che spesso possiedono più letture possibili, anche molto diverse tra loro. Questo margine interpretativo aveva consentito a molti genitori di scegliere pronunce completamente arbitrarie per i caratteri, sfociando talvolta in eccessi. Alcuni esempi noti sono “Marin” (dal francese marine, usato al posto della lettura comune di 海, che significa “mare”), “Akuma” (che significa “diavolo”), “Naiki” (pronuncia fonetica del brand Nike) o addirittura “Pikachu”, come il celebre personaggio dei Pokémon.

La nuova norma impone ora una regolamentazione più stringente: verrà allegata una lista ufficiale di letture fonetiche ammesse per ciascun kanji utilizzabile nei nomi propri, e i genitori saranno obbligati a comunicare la pronuncia scelta alle autorità. Le letture che si discostano eccessivamente da quelle tradizionali potranno essere rifiutate.

Il governo, pur riconoscendo l’importanza della creatività e della libertà individuale, ha introdotto una soglia di flessibilità per permettere comunque alcune varianti di uso comune e socialmente accettate. Tuttavia, l’obiettivo è evitare che nomi troppo bizzarri compromettano l’identità e il benessere dei bambini, soprattutto in ambito scolastico e lavorativo, dove tali nomi possono generare imbarazzo o discriminazione.

I nomi kira-kira si sono diffusi a partire dagli anni Novanta, accompagnati da un acceso dibattito sociale. Secondo i sondaggi, la maggioranza della popolazione giapponese si è detta favorevole a una loro regolamentazione, ritenendo che un nome debba preservare un significato coerente e una dignità culturale.

Con questa nuova misura, il Giappone cerca dunque di trovare un equilibrio tra libertà individuale e armonia sociale, mantenendo vive le radici linguistiche e culturali del proprio sistema onomastico.

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