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Corsa allo spazio

Altro che Starlink: AST sfida Musk con solo 90 satelliti

La startup texana vuole battere SpaceX offrendo internet ai cellulari ovunque nel mondo

Altro che Starlink: AST sfida Musk con solo 90 satelliti

A Cape Canaveral, lo scorso settembre, il cielo non era attraversato dai consueti satelliti Starlink. Sul Falcon 9 di SpaceX, per una volta, c’erano i primi cinque tasselli del progetto di AST SpaceMobile: colossali antenne di 65 metri quadrati, destinate a inaugurare una nuova era per l’internet satellitare mobile. Un’idea ardita, soprattutto se si considera che SpaceX ha già oltre 7.000 satelliti attivi e considera AST poco più di una bolla speculativa.

Eppure, proprio qui si gioca una delle sfide tecnologiche più audaci del decennio: fornire connettività a banda larga direttamente ai comuni telefoni cellulari, senza bisogno di parabole, torri o dispositivi speciali. AST non promette internet “dove già c’è”, ma connessione dove oggi non c’è nulla. E con un modello snello: 90 satelliti, non decine di migliaia, per coprire il pianeta.

Antenne giganti, ambizioni ancora più grandi

Il cuore della tecnologia AST sta nelle dimensioni: le sue antenne sono fino a 50 volte più grandi di quelle di Starlink. Una scelta ingegneristica coraggiosa e costosa (ogni satellite costa circa 21 milioni di dollari), ma che consente comunicazioni bidirezionali direttamente con uno smartphone. I test hanno già dato risultati: videochiamate riuscite con Vodafone, Rakuten, Verizon e AT&T.

Il fondatore Abel Avellan sogna un mondo dove ogni cellulare sia connesso ovunque, in montagna come in mezzo all’oceano. E soprattutto, un internet accessibile anche ai 2,6 miliardi di persone escluse dalla rete nei Paesi emergenti, dove costruire torri sarebbe economicamente insostenibile.

Contro il colosso: lo scontro (aspro) con SpaceX

Non è solo una corsa tecnologica, ma anche una battaglia regolatoria. SpaceX ha ostacolato AST alla FCC su temi chiave come l’accesso allo spettro radio e la gestione dei detriti spaziali. E la guerra di parole è feroce: nei documenti ufficiali, SpaceX ha definito AST una “meme stock”. Una definizione non del tutto infondata: AST è cresciuta vertiginosamente in Borsa (+1000% da maggio 2023), ma ha ricavi irrisori e una comunità di piccoli investitori molto attiva, soprattutto su Reddit.

AST, però, ha dalla sua un asso importante: le alleanze. Vodafone, Rakuten, Verizon e AT&T non solo sono partner commerciali, ma anche azionisti. Questo significa accesso allo spettro, presenza globale e infrastrutture già pronte. SpaceX, invece, lavora in autonomia e resta legata a un modello più hardware-dipendente, pensato per case e aziende, non per dispositivi mobili.

La posta in gioco: la banda larga mobile del futuro

Il vero terreno di scontro non è l’Europa o il Nord America, ma il resto del mondo: l’Africa, il Sudest asiatico, l’America Latina. Qui si giocherà la partita per chi connetterà le prossime miliardi di persone. AST promette prezzi accessibili, integrati nei normali piani telefonici, contro i 350 dollari solo di installazione per Starlink.

Con una roadmap che prevede il lancio di 60 satelliti entro il 2026, AST ha ancora molta strada davanti. Ma ha anche qualcosa che spesso le startup non hanno: visione, alleanze e una tecnologia diversa. Se riuscirà a mantenere le promesse, potrebbe ribaltare gli equilibri. E magari dimostrare che, in questa storia, la meme stock è un’altra.

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